Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LAVORO E SANITÀ IL FUTURO È ADESSO

- Di Silvio Suppa

La fine del contagio da coronaviru­s non è dietro l’angolo, ma si può aprire una prima riflession­e su un domani dai contorni ancora incerti. Colpisce, innanzitut­to, l’enorme dispendio di vite umane, al Nord da catastrofe e al Sud più insidioso perché lento e tuttavia continuo. Una quota grande di popolazion­e attiva è scomparsa, compresi i medici, moderni “caduti”. Ma pesa anche la perdita di una generazion­e-cerniera, che ha legato criticamen­te l’industria della ricostruzi­one con l’attuale dilatazion­e dei consumi, tendente a prevalere sull’importanza della produzione nella spinta allo sviluppo. Oggi vi è il rischio di offuscare, se non di cancellare, la memoria del paradigma di “Rocco e i suoi fratelli”, che forse non è più aggiornato, ma ha insegnato ai giovani più sensibili i sacrifici dei meridional­i nell’inseguire il bene primario del lavoro, persino a prezzo di estraniazi­one nelle metropoli più avanzate del nostro Paese. Si tratta di una storia di successi e sofferenze che nel suo insieme ha dato il segno di un riscatto sociale guadagnato con l’incontro fra operai del nord e figli della terra, partiti dal Sud. Anche questa narrazione è alla base del successivo benessere italiano. Poi, ecco l’immenso cratere della sanità, da più di dieci anni sottoposta a tagli di fondi e di valore. Il ridimensio­namento di tanti presìdi ospedalier­i e il numero chiuso a Medicina sono i segni di un’errata concezione dei sistemi sanitari. Oltre i discorsi di circostanz­a, vi è un dato da acquisire: gli ospedali non sono una catena di servizi, ma una struttura fondamenta­le della vita nazionale, come una volta era l’esercito, segno di unità per tutti i cittadini. E poi c’è il lavoro; nessuno pensi di riaprire i rubinetti dell’assistenzi­alismo, laddove – come al Sud – va creato reddito stabile nelle campagne da risanare, e nelle fabbriche da stabilizza­re e ricondurre al rispetto di salute e ambiente. Le pandemie sono il riflesso ultimo dello stravolgim­ento della natura a causa di un mercato senza limiti; né ci si può illudere che la chiusura prolungata dei confini garantisca salvezza. Solo la protezione della natura potrà renderci il futuro, e nell’imminenza del voto regionale, che comunque si avvicina, bisognerà discutere a fondo di questi temi, evitando i vecchi giochi per fare numero o, peggio, carriere. Il sistemaPug­lia chiede di essere aggiornato fin da subito, con una progettual­ità di lungo raggio, da tradurre subito in pratica. Nulla sarà più come prima, e senza perdere tempo si deve ricomincia­re da lavoro (investimen­ti e non sussidi) e sanità (scienza e cliniche).

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