Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tutti chiudono, Mittal no Melucci: Taranto a rischio
Il sindaco contro il prefetto per il sì all’acciaieria E mentre la Regione prepara il piano da 300 milioni il governo rimodula il Fondo sviluppo e coesione
Per arginare il virus in Puglia le grandi imprese chiudono. Tranne il Siderurgico di Taranto, al quale il prefetto ha ritenuto di non prorogare il blocco della produzione. Polemico il sindaco Melucci (foto): «In città rischi sanitari alti».
BARI La Puglia delle grandi imprese chiude per arginare la diffusione del Covid-19. Tranne il siderurgico di Taranto che può riprendere la vendita dell’acciaio. In quest’ultimo caso la decisione arriva dal prefetto della provincia ionica, Demetrio Martino, che ha ritenuto di non prorogare il decreto del 26 marzo scorso che imponeva fino al 3 aprile il blocco della produzione finalizzata alla vendita. Nella comunicazione ad ArcelorMittal il prefetto spiega le motivazioni alla base della decisione «in applicazione dei principi generali di proporzionalità e adeguatezza», fermo restando «il monitoraggio e il controllo sulle condizioni di impiego del personale, con riferimento anche ai valori numerici giornalieri e sulla costante e totale applicazione delle misure di prevenzione da rischio sanitario». Sinora in fabbrica erano presenti, nelle 24 ore, 3.500 dipendenti diretti e 2.000 dell’appalto per motivi di salvaguardia e sicurezza degli impianti. Ma con il nuovo provvedimento si riparte. I motivi? «Occorre tenere conto - prosegue Martino - di quanto dichiarato da codesta azienda relativamente alla difficoltà di carattere economico a motivo della produzione ridotta al minimo (3 milioni di tonnellate annue a fronte di 8 milioni di tonnellate annue a regime) la cui mancata comprotezione mercializzazione, ove dovesse prorogarsi il divieto sino al 13 aprile, porterebbe l’impossibilità di pagare i fornitori e le imprese dell’indotto e progressivamente alla crisi dell’impianto mettendone a rischio la salvaguardia e la sicurezza».
Sempre secondo il prefetto di Taranto «va considerato che nel periodo di sospensione, il numero dei dipendenti impiegati in lavorazioni, sia diretti che dell’indotto, è rimasto sostanzialmente inalterato e comunque entro i limiti massimi indicati dal provvedimento prefettizio e che tale assetto di marcia è stato confermato, anche come impegno per il futuro, con nota pervenuta in data odierna». Tre le novità rilevanti Martino indica «il rafforzamento delle misure di dei lavoratori, realizzato con la disposizione, adottata dal dirigente dello Spesal dell’Asl di Taranto, che ha aumentato di 5 unità l’organico». Subito è arrivata la reazione del sindaco Rinaldo Melucci: «Sono rammaricato e preoccupato per la retromarcia della Prefettura, sembra che le ragioni del profitto abbiano prevalso. L’emergenza epidemiologica è lungi dall’essere risolta, stiamo consegnando un rischio troppo grande ad una intera città, mi sembra la solita ingiusta eccezione rispetto alla direzione intrapresa dal Paese». Melucci chiede un forte intervento della Regione Puglia e lancia una stoccata all’esecutivo nazionale: «A qualche ministro mi verrebbe da rispondere che poi dovremmo essere comprensivi sulla produzione di acciaio utile alle manifatture del nord! Di Coronavirus si muore, il lockdown nazionale non è un gioco».
Intanto prosegue l’attività della Regione per dare vita a una manovra straordinaria in favore delle imprese fornendo loro mezzi per immettere liquidità. Allo studio azioni per 300 milioni (ma la cifra potrebbe essere più alta). È arrivato infatti il via libera del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, alla rimodulazione del Fondo di Sviluppo e Coesione (tra cui ci sono le risorse di alcuni interventi previsti dal Patto per la Puglia). Il piano in cinque punti punta a sostenere il sistema produttivo nella difficile fase di ripartenza: dal micro credito (con fondi fino a 45 mila euro a tasso zero) al potenziamento dei Cofidi. La maximisura sarà portata in giunta la prossima settimana per una prima approvazione.
Demetrio Martino Tenuto conto delle difficoltà dell’azienda
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Rinaldo Melucci Ingiusta eccezione rispetto alla direzione del Paese