Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’allarme dei sindacati: le aziende non rispettano i protocolli di sicurezza
I dubbi sulla ripartenza, prevista domani, della Comer Industries Produce pezzi per macchinari agricoli. «Gli operai hanno paura»
«Un’alta percentuale delle aziende di Matera e della provincia non rispetta il protocollo di sicurezza per i lavoratori, nonostante il riscontro di casi positivi al coronavirus».
E’ il quadro fornito da Cgil, Cisl e Uil che da una parte chiedono l’istituzione e il rispetto di un tavolo permanente per il monitoraggio e il controllo sulle imprese. Dall’altra, dichiarano lo stato di agitazione per i lavoratori dello stabilimento della Comer Industries di Matera, che ha deciso di ripartire domani con la produzione di pezzi per macchinari agricoli. In linea generale, «le direttive contenute nei dpcm sul contrasto all’epidemia Covid 19 vanno rispettate. Non è possibile rischiare di creare nuovi focolai nei luoghi di lavoro, dove sappiamo già esserci stati casi di dipendenti contagiati, e dove gli assembramenti o i contatti ravvicinati sono per lo più inevitabili».
Si rivolgono al prefetto, alla Regione, all’Anci e alla Provincia di Matera i segretari della Cgil, Eustachio Nicoletti; della Cisl, Giuseppe Amatulli e della Uil, Bruno di Cuia. E con loro i metalmeccanici di Fiom, Maurizio Girasole; Fim, Vittorio Verrascina e Uilm, Dino Mangieri. «Possibile che l’esperienza di Bergamo non abbia insegnato nulla? Dovremmo farne tesoro e dare applicazione immediata al decreto.
Non è possibile concentrarsi solo sul controllo dei singoli cittadini. Vanno monitorate anche le imprese che avrebbero dovuto adeguarsi già dal lontano 14 marzo, quando sono state dettate le prime misure di contenimento». «Neanche il riscontro oggettivo di contagi all’interno di aziende materane riesce a modificare i comportamenti irresponsabili e inadeguati». Si tengano presenti poi i tempi per essere sottoposti ai tamponi e per averne l’esito, tutto mentre potenzialmente si continua a lavorare: per i sindacati, se non c’è controllo, il pericolo di diffusione del virus è davvero molto alto.
«Non tutte le realtà – inoltre - si lasciano accompagnare nella gestione dell’emergenza. In alcune manca totalmente il confronto con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Riscontriamo purtroppo un approccio datoriale irresponsabile, pericoloso, verso i lavoratori e le rispettive famiglie». Ovviamente, aggiungono i segretari, «è nostro obiettivo la prosecuzione delle attività produttive, ma con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative anche la riduzione o la sospensione temporanea delle attività». Tra le aziende che non hanno discusso il protocollo assieme alle organizzazioni sindacali, i segretari segnalano la Comer Industries. «Ha deciso di ripartire domani, quando solo un pezzo della produttività sarebbe classificabile come “essenziale” e quindi da non fermare, stando al decreto. L’azienda ha invece convocato tutti i lavoratori. Significa chiamare 200 operai per produrre solo un pezzo. Cosa molto strana – commentano i segretari territoriali e regionali - siamo preoccupati all’idea di mettere insieme tanti dipendenti. Loro stessi hanno paura di andare a lavoro». «Abbiamo chiesto il confronto con
Nella pagina, tre immagini della zona industriale di Matera svuotata di traffico e persone in questi giorni di emergenza legata al Covid 19 l’azienda, e che chiarisse quali fossero queste attività essenziali, ma senza risultato: l’intenzione di rientrare il 6 aprile non è cambiata». Da qui la proclamazione dello stato di agitazione con astensione dalla prestazione lavorativa. I sindacati demandano al prefetto ogni valutazione circa la «interpretazione e corretta applicazione del decreto». E all’azienda: «No al silenzio assenso – tuonano non basta semplicemente comunicare la ripresa delle attività. La tutela della vita e della salute degli operai, impiegati, lavoratori e lavoratrici di ogni settore è l’assoluta priorità a cui tutte le altre devono essere condizionate. E’ necessario un grande atto di responsabilità. Crediamo sarebbe un errore far prevalere le ragioni economiche rispetto alla salute e alla sicurezza delle persone in un momento difficile come l’attuale».
Le domande «Abbiamo chiesto che fosse chiarito quali sono le loro attività essenziali»