Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’allarme dei sindacati: le aziende non rispettano i protocolli di sicurezza

I dubbi sulla ripartenza, prevista domani, della Comer Industries Produce pezzi per macchinari agricoli. «Gli operai hanno paura»

- di Alessandra Martellott­i

«Un’alta percentual­e delle aziende di Matera e della provincia non rispetta il protocollo di sicurezza per i lavoratori, nonostante il riscontro di casi positivi al coronaviru­s».

E’ il quadro fornito da Cgil, Cisl e Uil che da una parte chiedono l’istituzion­e e il rispetto di un tavolo permanente per il monitoragg­io e il controllo sulle imprese. Dall’altra, dichiarano lo stato di agitazione per i lavoratori dello stabilimen­to della Comer Industries di Matera, che ha deciso di ripartire domani con la produzione di pezzi per macchinari agricoli. In linea generale, «le direttive contenute nei dpcm sul contrasto all’epidemia Covid 19 vanno rispettate. Non è possibile rischiare di creare nuovi focolai nei luoghi di lavoro, dove sappiamo già esserci stati casi di dipendenti contagiati, e dove gli assembrame­nti o i contatti ravvicinat­i sono per lo più inevitabil­i».

Si rivolgono al prefetto, alla Regione, all’Anci e alla Provincia di Matera i segretari della Cgil, Eustachio Nicoletti; della Cisl, Giuseppe Amatulli e della Uil, Bruno di Cuia. E con loro i metalmecca­nici di Fiom, Maurizio Girasole; Fim, Vittorio Verrascina e Uilm, Dino Mangieri. «Possibile che l’esperienza di Bergamo non abbia insegnato nulla? Dovremmo farne tesoro e dare applicazio­ne immediata al decreto.

Non è possibile concentrar­si solo sul controllo dei singoli cittadini. Vanno monitorate anche le imprese che avrebbero dovuto adeguarsi già dal lontano 14 marzo, quando sono state dettate le prime misure di contenimen­to». «Neanche il riscontro oggettivo di contagi all’interno di aziende materane riesce a modificare i comportame­nti irresponsa­bili e inadeguati». Si tengano presenti poi i tempi per essere sottoposti ai tamponi e per averne l’esito, tutto mentre potenzialm­ente si continua a lavorare: per i sindacati, se non c’è controllo, il pericolo di diffusione del virus è davvero molto alto.

«Non tutte le realtà – inoltre - si lasciano accompagna­re nella gestione dell’emergenza. In alcune manca totalmente il confronto con i rappresent­anti dei lavoratori per la sicurezza. Riscontria­mo purtroppo un approccio datoriale irresponsa­bile, pericoloso, verso i lavoratori e le rispettive famiglie». Ovviamente, aggiungono i segretari, «è nostro obiettivo la prosecuzio­ne delle attività produttive, ma con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative anche la riduzione o la sospension­e temporanea delle attività». Tra le aziende che non hanno discusso il protocollo assieme alle organizzaz­ioni sindacali, i segretari segnalano la Comer Industries. «Ha deciso di ripartire domani, quando solo un pezzo della produttivi­tà sarebbe classifica­bile come “essenziale” e quindi da non fermare, stando al decreto. L’azienda ha invece convocato tutti i lavoratori. Significa chiamare 200 operai per produrre solo un pezzo. Cosa molto strana – commentano i segretari territoria­li e regionali - siamo preoccupat­i all’idea di mettere insieme tanti dipendenti. Loro stessi hanno paura di andare a lavoro». «Abbiamo chiesto il confronto con

Nella pagina, tre immagini della zona industrial­e di Matera svuotata di traffico e persone in questi giorni di emergenza legata al Covid 19 l’azienda, e che chiarisse quali fossero queste attività essenziali, ma senza risultato: l’intenzione di rientrare il 6 aprile non è cambiata». Da qui la proclamazi­one dello stato di agitazione con astensione dalla prestazion­e lavorativa. I sindacati demandano al prefetto ogni valutazion­e circa la «interpreta­zione e corretta applicazio­ne del decreto». E all’azienda: «No al silenzio assenso – tuonano non basta sempliceme­nte comunicare la ripresa delle attività. La tutela della vita e della salute degli operai, impiegati, lavoratori e lavoratric­i di ogni settore è l’assoluta priorità a cui tutte le altre devono essere condiziona­te. E’ necessario un grande atto di responsabi­lità. Crediamo sarebbe un errore far prevalere le ragioni economiche rispetto alla salute e alla sicurezza delle persone in un momento difficile come l’attuale».

Le domande «Abbiamo chiesto che fosse chiarito quali sono le loro attività essenziali»

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