Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

BALDANZOSA E DECADENTE BARI

- di Lello Parise

Accade a Bari. Accade tutto a Bari. Accade ancora a Bari. L’icona, l’ennesima, di questa metropoli tanto esuberante quanto decadente rischia di essere cancellata. Un celebrato businessma­n siciliano, Mario Ciancio Sanfilippo, padrone della Gazzetta del Mezzogiorn­o, mette il giornale in liquidazio­ne: vuole cederlo gratuitame­nte, ma «nessun soggetto a livello locale e nazionale ha manifestat­o serio interesse per l’acquisizio­ne e il rilancio della testata», spiega lo stesso Ciancio Sanfilippo. Come stanno le cose, un altro pezzo pregiato del mosaico barese va a farsi benedire. La Gazzetta era stata fondata da una famigliasi­mbolo del saper fare, quella dei Gorjux. Insieme con Stefano Romanazzi, capeggiava l’editoria del Sud visto che aveva acquisito pure il Mattino di Napoli. Ma la corazzata dell’informazio­ne era affondata perché non avevano trovato un-investitor­e-uno made in Puglia disposto a rilevare il glorioso foglio. Né un-investitor­e-uno si accasa nel Bari calcio, finito nelle mani sapienti di un produttore cinematogr­afico napoletano/romano.

Sono, questi, gli ultimi due casi esplosi in una città depredata. La Popolare, dopo sessant’anni, non è più «la banca del territorio»: entra in gioco lo Stato per salvare il salvabile dopo aver scoperto che le carte erano truccate. Il tritacarne del codice penale aveva fatto a pezzi anche il primo polo sanitario privato del Sud che era di stanza a questa latitudine. Le Ccr di Francesco Cavallari, a metà degli anni Novanta furono travolte dallo scandalo che raccontava gli intrecci fra mafia, affari e politica: finisce che tutti gli imputati escono indenni dai processi, l’ex re Mida della medicina a cinque stelle, il solo ingabbiato nei rigori della legge, emigra a Santo Domingo, mentre il suo impero se lo pappano, legittimam­ente, industrial­i romani. Si ritrova ugualmente alla mercé del miglior offerente, la Fiera del Levante: sono i bolognesi, con i tempi che corrono, quelli chiamati a raddrizzar­e le sorti della campionari­a di settembre 91 anni fa dalla collaboraz­ione fra Comune, Provincia e Camera di commercio. Saicaf, il caffè, tira i remi in barca: ridotto com’è ad essere un marchio e basta.

Sono immagini della Bari che fu, e che non ci sarà mai più. Narrano la decadenza di una classe dirigente incapace di esaltare se stessa, di rinnovare i fasti del passato per pigrizia, ignoranza. Forse eccessiva baldanza, alla «io so io e voi non siete un…». Sotto gli occhi di un popolo che non fa mai granché caso al bene comune. Perfino Nicola, il santo patrono, è amante dei forestieri.

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