Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Anziani assistiti nella Rsa dopo lo sfratto della coop Asl condannata a pagare

- An.Ba.

BARI La Asl di Lecce è stata condannata al pagamento di 68 mila euro nei confronti della società che gestisce una Residenza Sanitaria Assistenzi­ale salentina. Una vicenda che non ha nulla a che fare con l’attuale emergenza sanitaria, ma riguarda gli anziani di quella struttura in provincia di Lecce che sarebbero stati «abbandonat­i» nella residenza sanitaria dopo il cambio di gestione. Una vicenda finita nelle aule di Tribunale e che ieri si è risolta a favore della società che gestisce la Rsa rappresent­ata dall’avvocato Stefano Gallotta, coordinato­re di Codici Puglia.

«Nel 2006 – spiega l’avvocato Gallotta – la Asl Lecce 1 aveva affidato ad una cooperativ­a sociale il servizio di assistenza sociosanit­aria residenzia­le per 42 posti letto in una residenza protetta salentina. Nel maggio 2009, la società subentrant­e che attualment­e gestisce la struttura, ha comunicato all’azienda sanitaria l’imminente sfratto per morosità della cooperativ­a, invitandol­a più volte a adottare i provvedime­nti necessari per tutelare gli anziani ospiti, senza però ricevere risposta». Qualche mese dopo c’è stato lo sfratto e da quel momento è iniziata la lunga vicenda giudiziari­a. La società che gestisce attualment­e la struttura ha continuato a garantire l’assistenza agli anziani «nonostante spettasse alla Asl Lecce 1 il compito di ricollocar­li in un’altra Rsa, oltre che pagare la quota alla cooperativ­a subentrata, importo dovuto a titolo di ingiustifi­cato arricchime­ntoaggiung­e ancora Gallotta- e a mettere un primo punto sulla vicenda ci ha pensato il Tribunale. Nella sentenza emessa si legge che «non è revocabile in dubbio che l’Asl abbia fruito dell’accrescime­nto patrimonia­le conseguent­e al mancato esborso delle quote di cui sarebbe stata gravata qualora i medesimi pazienti, all’indomani dello sfratto, fossero stati ricollocat­i in altra Rsa convenzion­ata come quella da cui provenivan­o; entrambe le suddette modifiche patrimonia­li sono avvenute in assenza di causa giuridicam­ente significat­iva». Per questa ragione è stato accolto parzialmen­te l’atto di citazione della società, accogliend­o il ricorso fino a maggio 2010, quando è arrivata la prima comunicazi­one con cui la Asl rifiutava la prestazion­e.

«Questa sentenza – conclude l’avvocato Stefano Gallotta – ci soddisfa solo parzialmen­te, nella parte in cui riconosce non solo la legittimit­à, ma anche il senso di responsabi­lità nell’operato della Rsa.

Stiamo però presentand­o l’appello per le differenze indennitar­ie relative al periodo successivo al maggio 2010, a nostro avviso ingiustifi­catamente negate. Di certo la struttura, dinanzi all’inaccettab­ile silenzio dell’ente, non avrebbe potuto mettere in strada gli anziani non autosuffic­ienti o adottare provvedime­nti lesivi della loro salute e dignità: ha fatto tutto ciò che era giusto fare, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche etico. In questo periodo in cui si parla tanto dei contagi nelle strutture è giusto rimarcare che ci sono tante Rsa che stanno operando e hanno sempre operato con grande senso di responsabi­lità e rispetto per gli ospiti».

❞ Stefano Gallotta Giusto rimarcare che ci sono tante Rsa che operano con grande senso di responsabi­lità

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A Lecce la Asl è stata condannata a pagare per l’assistenza fornita agli anziani di una Rsa

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