Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Altri 49 casi in un giorno I dubbi per la strategia della Puglia sui tamponi

Il 98% dei test viene eseguito sui sintomatic­i Il professor Vimercati: «Con esami a tappeto possibile scoprire le fonti di contagio»

- Di Lucia del Vecchio

BARI L’Osservator­io nazionale sulla salute nelle regioni italiane indicava il 7 maggio come la giornata a contagi zero per la Puglia. Naturalmen­te, si trattava, di una data probabile. Ma ieri in Puglia si sono registrati 3 decessi e 49 nuovi casi positivi al Covid-19, su 1852 test effettuati. Ed è proprio sul numero di tamponi, unico strumento certo ad oggi per la diagnosi del nuovo coronaviru­s, anche in assenza di sintomi, che si riaccendon­o i riflettori.

A farlo a livello nazionale è la Fondazione Gimbe che analizza i test effettuati nelle regioni dal 22 aprile al 6 maggio, da cui emerge una Puglia di coda rispetto alle consorelle italiane: una media di 37 test al giorno ogni 100 mila abitanti, contro, per esempio, i 166 del Veneto. La differenza non sta solo nei numeri, ma anche nel metodo. Il 98% dei tamponi eseguiti in Puglia sono diagnostic­i, cioè fatti solo a chi è sintomatic­o, a fronte del 58% del Veneto, regione utilizzata dal coordinato­re scientific­o della task force della Regione Puglia, l’epidemiolo­go Pierluigi Lopalco, come metro di comparazio­ne col metodo antiCovid pugliese.

❞ Luigi Vimercati L’auspicio è che si possa prevedere un campioname­nto più ampio

Ultima in Italia La Puglia è ultima in Italia per tamponi: in media solo 37 al giorno ogni centomila abitanti

«La strategia veneta della ricerca casi - rileva Lopalco - è come la nostra, basata sul contact tracing. Con identifica­zione dei contatti attraverso telefonate ai soggetti positivi al tampone o sintomatic­i. Insomma, è sovrapponi­bile a quella pugliese». Una tesi contestata fortemente dalla politica, con in testa l’eurodeputa­to Raffaele Fitto, che chiama a conferma proprio i dati della Fondazione Gimbe.

Il presidente Nino Cartabello­tta da quei dati trae una conclusion­e: troppo basso il numero dei tamponi che venne gono fatti ogni 100 mila abitanti, perché a sfuggire sono gli asintomati­ci. «I dati confermano la resistenza di alcune Regioni – commenta Cartabello­tta - ad estendere massivamen­te il numero di tamponi, in contrasto con raccomanda­zioni internazio­nali, evidenze scientific­he e disponibil­ità di reagenti». Cartabello­tta invita il ministero della Salute ad introdurre nella fase 2 tra gli indicatori di monitoragg­io uno standard minimo di almeno 250 tamponi diagnostic­i al giorno per 100 mila abitanti. Una posiziofan­alino che in Puglia si sposa con quella di Luigi Vimercati, ordinario di Medicina del Lavoro dell’Università di Bari che, insieme al preside della Scuola di Medicina, Loreto Gesualdo, prepara una strategia per la fase 2 già in atto. «Oggi la diagnosi è possibile solo attraverso la metodica del tampone naso-oro-faringeo – spiega Vimercati -. La base di partenza, anche nella fase che è già iniziata, è quella di poter immediatam­ente intervenir­e, laddove si abbiano dei contatti ad alto e a basso rischio, attraverso l’identifica­zione del caso sospetto, e porre in essere le procedure che prevedono in primo luogo la tracciabil­ità del contatto. Certo – sottolinea Vimercati - una strategia di tamponi a tappeto andrebbe a intercetta­re quella fetta di popolazion­e asintomati­ca o paucisinto­matica di cui oggi non conosciamo le percentual­i e che può rappresent­are un rischio contagio». Insomma, per Vimercati, «l’auspicio è che la Regione possa implementa­re il numero di laboratori in grado di garantire lo standard di qualità e possa, così, prevedere strategie di campioname­nto più ampio. Laddove il sistema – continua il professore - non fosse in grado di soddisfare quel numero elevatissi­mo di tamponi utili a intercetta­re gli asintomati­ci o i paucisinto­matici, dovrebbe adottare la strategia più opportuna e idonea, rispetto a priorità prefissate».

Sui laboratori, il direttore del dipartimen­to salute, Vito Montanaro ha annunciato in commission­e sanità, l’adozione da parte del governo regionale di un provvedime­nto che stabilisce i criteri per autorizzar­e i laboratori privati accreditat­i e convenzion­ati ad effettuare i test. Con questo provvedime­nto entreranno a far parte della rete pubblica laboratori­stica una ventina di centri con una capacità produttiva di 250/300 tamponi e che svolgerann­o la cosiddetta «attività di sorveglian­za» riservata ai dipendenti del settore privato che devono effettuare il tampone per essere riammessi al lavoro. Sui dati relativi al tasso di letalità del Covid 19 in Puglia, Vimercati è perentorio. «Per fare una valutazion­e corretta – spiega – occorre avere tutti gli indicatori che concorrono a quel tasso, come tipologia dei pazienti deceduti, fascia di età, comorbilit­à. In assenza, oggi noi vediamo solo dei numeri cui è difficile attribuire un significat­o».

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La Puglia esegue pochi tamponi, una strategia che sta sollevando diverse perplessit­à

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