Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
VECCHIE ABITUDINI E FIDUCIA TRADITA
Gli italiani, molti milanesi, tanti pugliesi, i baresi in particolare, non meritano la fiducia che viene riposta in loro dalle istituzioni nazionali e locali. Le immagini di venerdì sera del lungomare Araldo di Crollalanza stracolmo di gente non sono meno choccanti di quelle scattate ventiquattro ore prima sui Navigli. Denotano una propensione all’irresponsabilità inconcepibile ai tempi del genocidio firmato dal coronavirus. Significano che quasi due mesi di sacrifici, di clausura forzata, di affetti negati, di attenzioni esasperate, non sono serviti a inculcare quella sostituzione di mentalità necessaria per limitare i danni della pandemia. Raccontano di una voglia irresistibile di riappropriarsi delle vecchie abitudini, dimenticando (volontariamente) che fino a individuazione del vaccino non saranno più le stesse. Spiegano che, per parecchi di noi, bersi una Peroni, prendere la tintarella o affrettarsi a prenotare l’ombrellone a mezzo metro da uno sconosciuto rappresentano diritti equivalenti almeno allo smart working o all’approvvigionamento di mascherine.
In tutti questi comportamenti, comprensibili ma autolesionistici oltre che poco rispettosi del prossimo ligio alle regole, c’è un’ostilità al cambiamento che un’emergenza sanitaria così acuta determina. Siamo bravi a cavillare sui pasticciati decreti del governo, a fare le pulci (com’è giusto che sia) al rapporto sempre più indisciplinato tra Stato e Regioni, a credere che qualsiasi decisione presa condizioni i nostri bisogni. Ma in uscita dal lockdown, appena ci viene concesso un minimo credito, ne approfittiamo per tornare ad essere gli egoisti e i furbetti di una volta. Psicologia di infimo livello? Forse, ma principalmente cronaca. Dettata da ciò che cronisti e fotografi documentano ogni giorno. Rilevata attraverso i social, con i baresi che di venerdì mattina commentano scandalizzati gli assembramenti ai Navigli di Milano e di pomeriggio postano il selfie con gli amici al Canalone o a Pane e Pomodoro.
A questo proposito, fa benissimo Decaro a chiamare i carabinieri, a mandare i vigili a sgomberare le spiagge, a urlare pubblicamente la sua rabbia. Probabile che sia un segnale insufficiente, in una città che registra uno degli indici più alti del Sud fra abitanti e numero dei contagiati. Ma nulla si può imputare a un sindaco che, dai primi momenti dell’epidemia, si è battuto come un leone per invitare i suoi concittadini al massimo senso di coscienza. La Regione Puglia, con la sua ansia (elettorale?) da apertura e con le sue discutibili strategie di contenimento, non lo agevola. Però il resto è farina del sacco di chi non merita la fiducia delle istituzioni.