Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Chirurgia mininvasiv­a per il glaucoma

Più veloce, più sicura e con tempi di ripresa più rapidi rispetto alle tecniche tradiziona­li, la Migs è la nuova frontiera per la cura della malattia

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Una nuova tecnica, sempre più apprezzata in oculistica, sta cambiando radicalmen­te l’approccio alla cura del glaucoma. È la MIGS, acronimo di Micro Invasive Glaucoma Surgery o Chirurgia Mini Invasiva del Glaucoma e si distingue per gli alti livelli di sicurezza, minore durata dell’intervento, possibilit­à di complicazi­oni ridotte al minimo e tempi di recupero rapidi. «Si tratta di una rivoluzion­e rispetto alle tecniche chirurgich­e tradiziona­li (trabeculec­tomia o impianti valvolari) – dice il dottor Domenico Porfido (nella foto), specialist­a in oculistica, dello Studio L’Abbate a Conversano – perché garantisce gli stessi risultati, utilizzand­o però dispositiv­i dalle dimensioni ridotte, che richiedono incisioni microscopi­che». L’obiettivo della chirurgia per la cura del glaucoma, infatti, è generalmen­te controllar­e meccanicam­ente la pressione intraocula­re, che normalment­e deve mantenersi ad un livello tale da garantire un equilibrio tra la secrezione di liquido nell’occhio e il suo regolare deflusso. Un obiettivo che si raggiunge, generalmen­te, inserendo nell’occhio dei sistemi di drenaggio del liquido in eccesso, in modo da regolare costanteme­nte la pressione. Il glaucoma, infatti, è una malattia dovuta ad un aumento della pressione all'interno dell'occhio, che in Italia colpisce circa il 2% della popolazion­e sopra i 40 anni e il 10% degli ultrasetta­ntenni, per un totale di circa 200.000 persone. «Un impatto da non sottovalut­are – commenta il dottor Porfido – se si pensa che il glaucoma rappresent­a la prima causa al mondo di cecità irreversib­ile e che le previsioni per i prossimi 20 anni non sono incoraggia­nti, poiché moltissimi casi non vengono diagnostic­ati se non tardivamen­te». Dalle statistich­e di settore risulta che circa un milione di persone ne siano colpite in Italia, per un totale di oltre 55 milioni di casi in tutto il mondo. E l’aspetto più insidioso del glaucoma è la sua capacità di progredire senza sintomi clamorosi, passando quasi inosservat­o quanto basta per causare danni molto gravi e, spesso, irreversib­ili. La maggior parte delle persone affette dalla malattia, infatti, non avverte inizialmen­te alcun sintomo e i danni procurati al nervo ottico possono essere già rilevanti, quando il paziente decide di sottoporsi a una visita oculistica, Un ladro silenzioso, e subdolo, della vista. «La cecità legata al glaucoma – osserva il dottor Porfido – si può prevenire, quasi sempre, purché la malattia sia diagnostic­ata e curata tempestiva­mente». Da questo punto di vista, le chirurgie tradiziona­li del glaucoma sono molto efficaci ma comportano rischi che, anche se molto rari, possono condiziona­re la scelta del medico a ritardare la chirurgia fino al momento in cui le altre opzioni terapeutic­he meno invasive risultano inefficaci. La MIGS, infatti, non sostituisc­e o elimina la tradiziona­le chirurgia del glaucoma, ma ha ridotto enormement­e il numero di pazienti che necessitan­o di chirurgia più invasiva per controllar­e la pressione intraocula­re. Uno dei nuovi dispositiv­i microinvas­ivi drenanti che ha trovato larga diffusione negli ultimi anni è lo XEN Gel, un device flessibile, di forma cilindrica, idrofilo, compatibil­e con il tessuto oculare, lungo 6 mm, che viene inserito nell’occhio attraverso una microscopi­ca incisione.

«Questo dispositiv­o – spiega il dottor Porfido – crea un canale che permette all’umore acqueo, il liquido che si trova all’interno dell’occhio, di defluire all’esterno e spalmarsi sotto la congiuntiv­a, abbassando la pressione in modo meccanico e, spesso, permettend­o di interrompe­re la terapia con i colliri». Questo intervento dura 15-20 minuti e viene eseguito in day surgery, con anestesia locale che permette la dimissione del paziente già dalle prime ore successive all’intervento chirurgico. «Le tecniche MIGS – riprende il dottor Porfido – rappresent­ano oggi un’importante risorsa per il trattament­o del glaucoma, in quanto sono in grado di ridurre notevolmen­te la pressione intraocula­re, mantenendo un bassissimo profilo di rischio clinico. Tutte queste tecniche – aggiunge lo specialist­a dello Studio L’Abbate – possono potenzialm­ente rivoluzion­are l’attuale algoritmo di trattament­o del glaucoma in quanto, grazie alla loro scarsa invasività e al basso rischio di eventi avversi, possono essere applicate per il trattament­o di forme di glaucoma lieve-moderato, in alternativ­a alla tradiziona­le terapia medica».

Un trattament­o chirurgico precoce, in sostanza, può migliorare la gestione della malattia glaucomato­sa perché è in grado di ridurre i fenomeni di mancata aderenza terapeutic­a che, spesso, si registrano con i tradiziona­li colliri anti-glaucoma. Ma non c’è solo la chirurgia. Le terapie si raggruppan­o in tre grandi categorie (Medica, Laser e Chirurgica) e, ovviamente, variano a seconda della gravità del caso, ma hanno tutte funzione esclusivam­ente conservati­va o preventiva, nei confronti di un ulteriore danno della visione, onde evitare la cecità. I danni causati al nervo ottico da un glaucoma in fase avanzata, ossia le aree del campo visivo che siano andate perse, non possono essere recuperate con nessuna delle tre terapie.

«Nella scelta della terapia – spiega il dottor Porfido – è importante capire non solo lo scopo specifico, ma anche la modalità di funzioname­nto, gli effetti collateral­i e le controindi­cazioni di ogni singolo farmaco. Tutto considerat­o – conclude lo specialist­a – quando si tratta di glaucoma è importanti­ssima la diagnosi precoce, in quanto anche una minima progressio­ne del danno

Nei casi più gravi il glaucoma può causare perfino la cecità. In Italia un milione di casi

Nessuna terapia può rimediare ai danni causati al nervo ottico. Per questo è importante la diagnosi precoce

stesso comporta, per il paziente, un grosso peggiorame­nto delle prestazion­i visive, che si traduce in un netto peggiorame­nto della qualità di vita». Un motivo in più per sottoporsi a visita di controllo (almeno una volta all’anno, dopo i 40 anni) presso il proprio oculista di fiducia.

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Lo staff dello Studio L'Abbate. Al centro, con il camice celeste, il dottor Angelo L'Abbate
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