Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«La coppia inattuale», il ritorno di Elio Paoloni
Dopo il recente Abbronzati a sinistra, diario intimo sul Camino di Santiago, Elio Paoloni ci regala un manuale di coppia tanto controcorrente da risultare un pamphlet. Icastico, paradossale, tranchant, ironico, profondo, leggibilissimo, documentato, brillante, scanzonato, La coppia inattuale è principalmente rivolto agli atei, agli agnostici e ai tiepidi, a coloro, cioè, che sono abbandonati ben che vada - alle turbolenze dei wedding planner e delle rubriche femminili; a chi non ha tempo per riflettere sul senso del matrimonio e spesso non ritiene neppure che sia il caso di farlo. Ma anche ai fervidi credenti, ancor meno portati a riflettere su criteri e valori di un’unione, sancita o di fatto.
La coppia inattuale è la coppia di ogni tempo, quella di sempre, quella di cui parla Levi Strauss, considerato alfiere del relativismo: «l’emanazione, a livello sociale, di quei requisiti naturali senza i quali non ci potrebbe essere la società, né, in fondo, il genere umano». L’autore salentino invita a diffidare dell’aggettivo «tradizionale» applicato alla famiglia, usato per dare a intendere che ne esista tutto un assortimento.
Il testo è zeppo di provocazioni. Basta scorrere l’indice per comprenderlo: Maschicidi a gogò, L’invenzione del femminicidio, Tengo due mamme. Un capitolo è dedicato all’elogio del sensale di matrimoni. Ovvio che nessuno possa pensare seriamente al ripristino di una pratica che appare grottesca, ma la provocazione ci permette di riflettere sull’assenza totale di un ruolo delle famiglie di provenienza nei matrimoni di oggi.
Evitando accuratamente ogni genere di argomentazione religiosa, l’autore riesce a dimostrare che certi valori sono fondamentali per qualsiasi società che voglia restare civile, sana, strutturata. Lo fa attingendo alla storia, alla letteratura, alla cronaca e soprattutto alla common decency, quella naturale predisposizione morale delle classi popolari a cui faceva costante riferimento George Orwell, ateo: «un sentimento intuitivo delle cose che non si devono fare se si vuol restare degni della propria umanità».