Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ombrelloni, nei lidi nessun obbligo dei cinque metri
L’estate La Regione apre ai titolari degli stabilimenti. Alberghi senza triage. Polemica sulle prescrizioni Inail
Si apre un importante spiraglio per i gestori dei lidi balneari pugliesi. La Regione Puglia sta mettendo a punto le linee guida per l’apertura degli stabilimenti ma la distanza tra gli ombrelloni sarà inferiore ai 5 metri come indicato dal protocollo nazionale perché ha spiagge più piccole. Nel frattempo ieri gli albergatori hanno consegnato le loro linee guida. Non ci sarà il triage, ma resta la responsabilità per eventuali contagi nelle strutture.
BARI L’ultimo grido d’allarme gli operatori balneari pugliesi lo hanno lanciato l’altro giorno: «È troppa la distanza di 5 metri tra gli ombrelloni, così rischieremo di non aprire i lidi». Loredana Capone, assessora regionale al Turismo, annuncia che l’intenzione della task force regionale è quella di venire incontro alle esigenze degli imprenditori pugliesi. «Terremo conto delle specificità del territorio. Il litorale pugliese non è come quello emiliano. La distanza tra gli ombrelloni sarà inferiore ai 5 metri indicati. Entro pochi giorni prepareremo il protocollo con tutte le misure di sicurezza per garantire sia le esigenze sanitarie che quelle imprenditoriali».
Una boccata di ossigeno per i proprietari dei lidi secondo i quali con l’obbligo di distanziamento degli ombrelloni di 5 metri, «almeno l’80% dei lidi pugliesi questa estate non aprirà». Non sarà cancellata la responsabilità penale e amministrativa a carico degli imprenditori se nelle strutture balneari si dovessero registrati casi positivi tra bagnanti e dipendenti. In questo caso la competenza è esclusivamente dell’Inail.
Ieri il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha lanciato l’allarme per le spiagge pubbliche. «A leggere le linee guida relative alla sicurezza sanitaria sembra quasi impossibile poter tornare in spiaggia. Non sappiamo ancora bene come faremo a rispettare le regole ma sicuramente, sacrificandoci un po’ tutti, un modo per non rinunciare al nostro mare quest’estate lo troveremo», ha spiegato il sindaco in un video girato una spiaggia pubblica di Bari. Decaro ha ricordato che «le linee guida che sono state approntate dall’Inail e dall’Istituto superiore di Sanità ci danno delle indialberghi cazioni, distanza di cinque metri tra ogni fila di ombrelloni, 4 metri tra un ombrellone e l’altro, nuclei familiari diversi devono avere sedie e sdraio ad almeno 2 metri, va contingentato il numero delle persone». Poi ha aggiunto: «Per le spiagge private sarà molto semplice perché hanno ingressi separati e gestori. Per le spiagge pubbliche non so come faremo, perché a Bari abbiamo 42 chilometri di costa, 46 se contiamo i moli dove si può fare il bagno, e anche schierando l’esercito è impossibile poter contingentare l’ingresso. Ci inventeremo qualcosa».
Conclusione: «Sicuramente in questa città non ci saranno i lidi privati aperti e le spiagge pubbliche chiuse, daremo la possibilità a tutti i poter andare a mare. Ci andremo, senza assembramenti, mantenendo le distanze e utilizzando anche con il caldo e sotto il sole la mascherina». Sull’argomento l’assessore regionale Loredana Capone è stata chiara: «Noi stabiliremo le linee guida per la sicurezza sanitaria, la competenza sulla gestione delle spiagge pubbliche è solo dei Comuni».
L’altro fronte in Puglia è quello degli albergatori. I numeri sono terrificanti. Entro l’estate il comparto alberghiero avrà un «buco» di 300 milioni di euro. Ma se l’emergenza Covid-19 dovesse proseguire anche nel periodo autunnale, i danni salirebbero ad un miliardo di euro. E soltanto in estate la Puglia perderebbe 11 mila dipendenti nel settore ricettivo. Numeri, diffusi ieri dal presidente di Federalberghi Puglia e Bari, Francesco Caizzi, dopo il vertice in videoconferenza con l’assessore regionale al Turismo Loredana Capone. Un incontro, al quale hanno preso parte altri rappresentanti del comparto alberghiero, nel quale è emerso un fatto incontestabile: bisognerà fare in fretta e mettere gli imprenditori alberghieri di svolgere la propria attività senza ulteriori ripercussioni.
«In caso contrario sarà meglio restare chiusi», afferma il presidente Francesco Caizzi. Che aggiunge: «Noi crediamo che bisognerà partire dal protocollo nazionale messo a punto da Federalberghi, validato anche dalla Croce Rossa Italiana». Federalberghi pone due questioni molto importanti: non medicalizzare gli e scongiurare la responsabilità penale e amministrativa a carico degli albergatori se dovessero emergere nella struttura ricettiva casi di clienti o dipendenti positivi al Covid-19. Dice Caizzi: «Non pensiamo ad un triage all’ingresso degli alberghi perché non siamo medici». Come i balneari, sulla responsabilità penale e amministrativa in caso di contagi, il numero uno di Federalberghi non fa sconti: «In questo caso lo Stato dovrà farsi carico di chi perderà il posto di lavoro. Attualmente in Puglia solo 300 sono gli occupati. Ma gli alberghi sono vuoti».
L’assessore regionale al Turismo, Loredana Capone, annuncia l’intenzione di venire incontro alle esigenze degli albergatori: «L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha spiegato che gli alberghi non saranno medicalizzati. Non ci sarà alcune triage». Poi conclude: «Partiremo dal protocollo nazionale che ci è stato consegnato sul quale sono d’accordo anche le strutture extralberghiere. I tempi? Saranno brevissimi, la stagione turistica in Puglia deve partire al più presto».
Antonio Decaro Linee guida quasi impossibili Ma assicuro che tutti potranno andare al mare