Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Dopo il caso del Psr una bio-rivoluzione
La sentenza del Tar sul Psr della Regione non getta il bambino e l’acqua sporca.
Ma invita a procedere, in futuro, con maggiore assennatezza. È importante sottolinearlo, adesso che siamo in scadenza dell’attuale programmazione, per aprire un dibattito sull’agricoltura pugliese.
Il vecchio Psr, approvato invero prima che arrivasse Michele Emiliano, rispondeva ad esigenze diverse da quelle attuali e già allora mostrava una certa obsolescenza burocratica e politica. La crisi economica dell’ultimo decennio e l’inquinamento del pianeta hanno prodotto fratture nel settore, ma hanno svegliato una coscienza ecologista che spinge ad entrare in uno sviluppo rurale biosociale. Questa coscienza rende necessario uscire dal dominio della monocoltura, che sulla diffusione della xylella ha giocato un ruolo centrale, per entrare in una logica della biodiversità e della multifunzionalità.
ome in altre regioni, il prossimo Psr (2020-2026) dovrà dotarsi di un’agenzia diffusa per l’agricoltura – una Casa della Terra – incardinata magari nei Gal ed avente funzione di interfaccia tra la Regione Puglia e i produttori, fornendo già in loco assistenza tecnica – pubblica e privata - qualificata (anche nel reperimento regolare della manodopera), atta a favorire l’espletamento delle pratiche ed a consentire l’integrazione tra produttori e comunità di consumo locali (anche in forma di Gruppi di Acquisto Solidale e di cooperative di consumo). Si dovrà favorire la costruzione locale di una strategia agricola attraverso forme di parternariato più larghe ed inclusive di quelle attuali.
Per favorire le piccole e le nuove imprese, dovrà essere ridotta la quota di capitale sociale prevista per costituirsi in Programmi Integrati Filiera (PIF), anche in rete di consorzio, e si dovrà insistere a Bruxelles perché siano uniformati i regolamenti fitosanitari frontalieri e facilitato l’accesso alle fideiussioni. Per avvicinarsi ai mercati a maggiore valore etico, il Psr dovrà istituzionalizzare un tavolo per l’Agricoltura Bio-Sociale e promuovere, con appositi BioVoucher da consegnare alle famiglie ed alle scuole pugliesi, la transizione progressiva al biologico per l’acquisto di prodotto bio pugliesi. Questo farebbe in soli cinque anni della Puglia la prima regione bio del Mediterraneo.
In definitiva, la Regione Puglia dovrà mettersi nella condizione di portare la nostra agricoltura a produrre salute e lavoro, restituendo alla Terra il carattere della diversità e della sostenibilità per chi produce e per chi consuma.