Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Bellanova in lacrime Ritratto del ministro icona di sinistra
Politica, trascorsi e passione nel pianto del ministro
La commozione del ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova ha rappresentato il momento più alto della conferenza stampa del governo sul decreto Rilancio. Ex Pci, poi bersaniana e infine renziana, Bellanova è diventata l’immagine della sinistra al governo.
BARI La commozione della pugliese Teresa Bellanova ha rappresentato il momento più alto della conferenza stampa del governo per presentare il decreto «Rilancio». Atteso da aprile e che giunge a compimento a maggio inoltrato, con una valanga di fondi annunciati (55 miliardi) per rimettere in moto l’economia. Una boccata di ossigeno, si spera, soprattutto per il Mezzogiorno, in cui gran parte del Pil proviene dalla filiera alimentare. La ministra pugliese, in queste settimane si è impegnata con anima e corpo per regolarizzare migliaia di irregolari (stranieri e italiani), che definisce, «fantasmi», «invisibili» e che costituiscono parte fondamentale per la tenuta del sistema agricolo, e per ripristinare il sistema delle regole.
Basti andare in Puglia alla piana della Capitanata, dove migliaia di migranti, i moderni schiavi della terra, lavorano per poche decine di euro al giorno, abitano in bidonville, e sono alla mercè del caporalato. Un sistema, questo, che il sociologo Luca Ricolfi, definisce paraschiavistico, e che rappresenta uno dei pilastri della «società signorile di massa». Teresa, la rossa, ex bracciante, dirigente sindacale, conosce per esperienza personale il significato, il valore e la fatica nei campi. Quando aveva 15 anni, ha lavorato sulle colline brindisine, spesso in condizioni che ricordano quelle in cui vivono i migranti. E quella esperienza - come ha riconosciuto - l’ha segnata e la induce a rivendicare con orgoglio il suo passato di bracciante. La sua battaglia per rendere dignitosa e rispettabile la vita di tanti «dannati», esclusi, esuberi del mondo rappresenta, forse, il primo provvedimento, frutto di un compromesso tra Pd-Italia viva, Leu, da una parte, e M5S dall’altra, «simbolicamente» di sinistra di questo governo.
La Bellanova, ex Pci, poi bersaniana, e poi renziana, ha inscritto nella sua biografia un percorso di maturazione di una sinistra di governo. Che non si attarda più solo all’enunciazione delle problematiche, ma che tenta di intraprendere la via della realizzazione. La sua conversione alla sinistra di governo l’ha resa una nuova icona del renzismo. In tante occasioni, nelle ultime «Leopolde», le kermesse annuali dell’ex presidente del Consiglio, ha occupato un ruolo di primo piano. Ma ha anche suscitato malcelati malumori della sinistra-sinistra. L’hanno criticata per il suo look. Ma chi ha curriculum di tal fatta, può dare peso a simili amenità?
Grintosa, pasionaria. Chi la conosce da lungo tempo, in Puglia, la descrive con animo combattivo, secondo la tradizione del sindacalismo pugliese. Ed è proprio la conoscenza della materia, il suo punto di forza. In queste settimane, cresce il rischio che la filiera alimentare possa andare in tilt: chi sta raccogliendo le primizie, la frutta di stagione, gli ortaggi? La Puglia sarà costretta ad importare ciliegie dalla Turchia? La regolarizzazione di migliaia di irregolari della campagne, voluta dalla Bellanova, non solo è dettata da un obbligo morale, cristiano – per chi ci crede – ma è anche un’esigenza del settore produttivo che, dal Sud al Nord, non regge, come testimoniano le statistiche, senza il ruolo fondamentale dei migranti. Questa è la realtà. Il resto è solo ideologia e propaganda.
I valori Alla base della sua battaglia motivi d’ordine morale ed economico