Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Ezio Bosso, musicista gentile «A Bari confidò il suo male»

Il musicista scomparso era di casa in Puglia L’omaggio commosso di chi lo ha conosciuto

- Francesco Mazzotta

Anche la Puglia piange Ezio Bosso. Tanti i messaggi di cordoglio giunti ieri per la scomparsa del musicista, dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, all’assessore all’Industria Turistica e Culturale, Loredana Capone, al sindaco di Bari, Antonio Decaro, per il quale non si potrà più realizzare il sogno di ospitare l’artista nel Piccinni com’era stato programmat­o. «Conoscerlo - ha detto Decaro - è stato per me un vero privilegio, l’unico rimpianto è non averlo potuto ascoltare nel nostro teatro».

E poi il ricordo degli operatori che Bosso l’avevano ospitato in tempi non sospetti: primo fra tutti Gianluigi Trevisi, che quindici anni fa portò l’artista a Time Zones. Bosso, da perfetto sconosciut­o, presentò il progetto Sentido Unico: «Allora - ricorda Trevisi - suonava da Dio una viola da gamba del ‘700: non la lasciava nemmeno a tavola, era convinto gliela volessero rubare». Anche Piero Romano e tutta l’Orchestra della Magna Grecia hanno voluto esprimere la loro commozione, pensando al concerto fatto insieme quattro anni fa a Matera per il Festival Duni, dove si registrò il tutto esaurito. Bosso era un musicista da sold out. E, infatti, anche ad Altamura, per un concerto in cattedrale, lo scorso luglio, fu necessario allestire un maxischerm­o all’esterno.

«La notizia della sua scomparsa ci addolora profondame­nte», ha commentato Peppino D’Urso, presidente del Teatro pubblico pugliese, ente per il quale Bosso aveva realizzato a settembre un progetto tra Foggia e Lecce sostenuto dalla Regione Puglia. Proprio in quell’occasione chi riuscì a seguire l’artista attraverso le varie tappe dell’iniziativa scoprì che tra le sue passioni c’erano gli apertivi con amici e collaborat­ori. Nonostante la tv e il marketing avessero tentato di farne una star, il pianista e direttore d’orchestra che sapeva incantare con la musica e le parole era alla mano. Gli piaceva stare in mezzo alla gente, a chiacchier­are della vita e della Bellezza, sorseggian­do uno spritz al tavolino di un bistrò. Proprio a Foggia, quando tenne la serie di prove narrate con l’Orchestra Filarmonic­a di Benevento al Teatro del Fuoco e al Teatro Giordano (poi proposte al Teatro Apollo di Lecce), la pausa in un bar del centro del capoluogo dauno era diventato un appuntamen­to fisso.

Ezio Bosso amava la vita, profondame­nte. E amava condivider­la con gli altri, soprattutt­o attraverso la musica. E nonostante la malattia degenerati­va che lo aveva colpito nel 2011, inasprita dal tumore che se l’è portato via a 48 anni, aveva continuato a salire sul palco. Negli ultimi tempi si era quasi esclusivam­ente concentrat­o sulla direzione d’orchestra. Il pianoforte non riusciva più a suonarlo come avrebbe voluto. Le sue dita non rispondeva­no più. E Bosso quasi lo urlò, come un grido di dolore, proprio in quei giorni pugliesi di settembre, dal Cineporto di Bari, mentre teneva un incontro su musica, arte e talento. E lui di talento ne aveva davvero tanto.

❞ Decaro Un privilegio averlo conosciuto Ho il rimpianto di non averlo potuto ascoltare nel nostro teatro

Trevisi Suonava da Dio una viola da gamba del ‘700: non la lasciava mai, era convinto gliela volessero rubare

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