Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA PUGLIA FRU-FRU SCIOLTA NEL VIRUS

- Di Alessio Viola

Nei pensosi convegni di una volta era sempre presente un convitato di pietra, il “modello di sviluppo”. Si parlasse di governi o di sport, di medicina o di agricoltur­a. Ecco, il virus ha fatto piazza pulita di quelle discussion­i e di quei modelli, di qualunque tipo essi fossero. Quello che guardava solo a Bruxelles (ce lo chiede l’Europa) o quello raggomitol­ato nelle piccole patrie regionali, il federalism­o nella versione hard che tanto piaceva negli ultimi tempi alle Regioni del nord, ma anche a diverse del sud, Puglia compresa.

L’assalto al governo per la fase 2 da parte delle Regioni, in sostegno ognuna del proprio modello di sviluppo, testimonia la fine di un’epoca. Anzi il congedo di un “modello di sviluppo”.

Un modello che, complice il virus, si è mostrato ancora, in regioni come la Lombardia o il Piemonte, quello del sciur padrùn, della fabbrichet­ta delocalizz­ata in Romania, del “privato è bello” in sanità che ha portato al disastro che abbiamo sotto gli occhi. Ma neanche in Puglia il “nuovo modello di sviluppo” ha resistito all’ondata del virus. Uno sviluppo pensato sui film carini, sui b&b e sulle spiagge per vip, non ha retto a due mesi di blocco, le pressioni di parrucchie­ri e ristorator­i hanno fatto sembrare i pochi industrial­i classici dei pacati e pazienti economisti oxfordiani. Migliaia di persone senza lavoro e senza ammortizza­tori sociali, al contrario dell’odiata fabbrica che ancora li fornisce. Rivelando una inconsiste­nza struttural­e da far paura.

Siamo tutti bravi imprendito­ri turistici, quando gli stranieri arrivano a milioni. E affittiamo sottoscala e garage, e vendiamo stanze a 2 mila euro per notte, tanto il turista viene sempre a farsi spennare. E ora? Ora i camerieri disoccupat­i guardano con malcelata invidia agli operai delle fabbriche a cui, lentamente, arrivano i soldi di ciò che rimane del welfare. Fra l’altro, in tutto questo, sarà interessan­te comprender­e come un territorio come quello di Taranto, teoricamen­te popolato di soggetti deboli dai polmoni distrutti dalla fabbrica, sia quello fra i meno colpiti dal virus. Per fortuna la sanità ha tenuto, nonostante i rischi del passato tipo lo sbarco di don Verzé sempre a Taranto. I modelli sanitari saranno la sfida del futuro, all’interno del generale “modello di sviluppo” che dovremo darci. Vigilia di esami elettorali: i candidati descrivano il modello di sviluppo economico sociale e culturale immaginato per la Puglia da qui al 2030. Virus permettend­o.

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