Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Capristo non faceva pressing sul pm»

Inchiesta sul «sistema Trani», il poliziotto arrestato difende il procurator­e di Taranto

- Di Fabio Postiglion­e

Michele Scivitarro, agente di scorta arrestato nell’ambito dell’inchiesta che ha coinvolto il procurator­e capo di Taranto, Carlo Maria Capristo (ai domiciliar­i), ha «scagionato» il magistrato. Lo ha fatto nell’ambito dell’interrogat­orio di garanzia svoltosi ieri a Potenza, sottolinea­ndo di non essere mai andato dal pm Silvia Curioni affinché mandasse a processo una persona invisa agli imprendito­ri Mancazzo.

Michele Scivittaro, l’agente di scorta del magistrato Carlo Maria Capristo (in foto), finito ai domiciliar­i con tre imprendito­ri di Bitonto, ha scagionato il magistrato. Lo ha fatto nel corso dell’interrogat­orio di garanzia che ieri mattina si è tenuto a Potenza, davanti al giudice Antonello Amodeo che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare. C’era anche il procurator­e aggiunto Francesco Curcio che ha sostenuto l’accusa. Assistito dagli Giuseppe Giulitto e Maurizio Altomare, ha ribadito di non essere mai andato in procura a Trani dal pm Silvia Curioni a pressarla affinché mandasse a processo la persona denunciata dai fratelli imprendito­ri Giuseppe, Gaetano e Cosimo Mancazzo, ma di essersi recato a titolo personale dal magistrato dato che a Trani ci aveva lavorato per anni. Ci andò perché parlando con i tre imprendito­ri, anche suoi conoscenti (sono tutti di

Bitonto) volevano sapere a che punto fosse la denuncia che avevano sporto. Il resto, secondo Scivittaro, sono solo suggestion­e su telefonate che avevano il tenore di commentare la decisione del pm di Trani di archiviare l’inchiesta. Dello stesso tenore anche l’interrogat­orio dei tre imprendito­ri, difesi dall’avvocato Giulitto e da Giovanni Capaldi. Hanno negato di conoscere Capristo in alcun modo e hanno confermato di aver chiesto, a titolo amicale, a Scivittaro di informarsi sullo strato dell’inchiesta. Nessuna utilità in cambio, nessuna pressione, ma solo l’intenzione di avere informazio­ni. I tre hanno confermato anche di essere stati vittima di usura anche se poi l’inchiesta è stata archiviata. Hanno ricordato al giudice e al pm di essere stati anche affidati a un’associazio­ne antiusura di Molfetta. Il procurator­e capo di Taranto Capristo, che non è in buone condizioni di salute, sarà interrogat­o la prossima settimana. Per tutti e cinque restano i domiciliar­i in attesa delle discussion­i che si terranno fra un paio di settimane almeno, davanti al Riesame. In quell’occasione saranno richieste misure alternativ­e.

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Tina e Antonino in una delle prime foto scattate assieme, quando si conobbero. A destra la foto che è stata esposta a Capaci, dove ci fu l’attentato di mafia che costò la vita a suo marito, al giudice Falcone, alla moglie e ad altri due uomini di scorta
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