Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tina, vedova del caposcorta di Falcone «Lo Stato mi ha delusa»
Tina Martinez, salentina, ricorda il marito «La Puglia nel suo cuore, Falcone un eroe»
TARANTO La sua Puglia è il baluardo della legalità, simbolo di resilienza contro la tracotante minaccia mafiosa, del ricordo mai sfiorito di Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, pugliesi forgiati nel coraggio, caduti tragicamente 28 anni fa nella strage di Capaci.
La Puglia di Tina Martinez è una terra speciale che solo a pronunciarne il nome fa riaffiorare i ricordi più cari, uno su tutti: il matrimonio a Calimera, nel cuore della Grecìa Salentina, la piccola patria di suo marito, Antonio Montinaro, poliziotto e caposcorta di Giovanni Falcone.
Signora Tina Martinez, quella del 23 maggio è una data scolpita nella memoria degli italiani che, con lenzuola bianche appese alle finestre e una vasta mobilitazione social, onorano la memoria di Giovanni Falcone. Un momento di gratificazione nello sconforto per la scarcerazione di tanti boss?
«È così. Dopo 28 anni accade anche questo. Noi stiamo commemorando questa giornata con tanti giovani, ma c’è chi non dimostra rispetto per questa commemorazione».
A chi si riferisce?
«Alle istituzioni. Quale rispetto c’è se questa gente viene scarcerata? Quale rispetto c’è per uomini dello Stato che hanno dato la vita per questo Stato? Io penso che ci dovrebbe essere un’indignazione generale».
Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha raccolto e rilanciato l’invito di Maria Falcone a commemorare il ricordo della strage.
«È un gesto che apprezzo. Ma io penso che la gente sia stanca della politica che litiga e che non dà risposte, ma fa il gioco delle tre carte».
È soddisfatta di come la Puglia e i pugliesi rispondono alla chiamata di Decaro?
«Certo, la Puglia e il Salento sono presenti, così come l’Italia intera che io non mi sono stancata di girare in lungo e in largo, incontrando tanti ragazzi ai quali va spiegata la stagione delle stragi, ma va spiegato anche il valore del sacrificio di tanti uomini.
Della Puglia ho un bel ricordo, anche perché a Calimera mi sono sposata. Quando ci torno mi riconoscono tutti, si sparge subito la voce che in paese c’è la moglie di Antonio. Il padre di mio marito era l’unico pescivendolo di Calimera e Antonio era simpaticamente soprannominato Pesciolino».
Se segue le vicende pugliesi saprà che questa regione non è esente dalla minaccia mafiosa.
«Lo so, ci sono alcuni territori dove la criminalità organizzata agisce ancora con metodi brutali, ma la mafia in larga parte è cambiata. Al di la di questo, la Puglia mi dimostra sempre tanto affetto, quando ci vado il presidente Michele Emiliano è sempre presente. Le mafie sono in tutta Italia, ma hanno imparato che non conviene uccidere. La figura rozza del mafioso è uno stereotipo superato e oggi questa gente sta nei posti di potere. Noi apparteniamo al mondo di Boris Giuliano, del generale Dalla Chiesa, di Ninni Cassarà, dei procuratori Scaglione e Costa».
Cosa vorrebbe dire ai conterranei di suo marito in questa giornata così importante?
«Dico che devono insegnare ai ragazzi ad essere migliori di noi, nella consapevolezza che qualcuno si è sacrificato per la loro libertà. Ma devono essere orgogliosi perché vivono nella terra di Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, due valorosi poliziotti pugliesi che facevano parte della scorta di Falcone, entrambi morti per questo Stato che ora libera i mafiosi».
❞ Le accuse Boss e stragisti vengono scarcerati, la gente è stufa delle istituzioni Si ricordi il loro sacrificio