Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Quei sottili «Confini» fra musica e letteratura tedesca
Chi vuole saperne di più dei rapporti tra musica e letteratura tedesca, non può prescindere dalle pubblicazioni di Adele Boghetich, musicologa e germanista barese di origini austriache, allieva in pianoforte di Michele Marvulli e in composizione di Francesco d’Avalos, nome che tornerà nelle prossime righe. Tra le pubblicazioni della saggista si ricordano diversi titoli dedicati a Gustav Mahler e Richard Wagner, al quale sono stati riservati due saggi incentrati rispettivamente sul delirio amoroso tra Tristano e Isotta e su Parsifal.
Nella recente pubblicazione per l’editore Zecchini (la quinta) dal titolo Confini. Musica tra visione e follia, l’autrice compie, invece, una sorta di pellegrinaggio tra paesaggi e luoghi poetici di lingua tedesca intimamente legati ad alcune pagine etiche e spirituali di compositori simbolo di quell’area culturale, da Mozart a Richard Strauss agli stessi Wagner e Mahler. E in un capitolo (l’ultimo) apre una finestra d’Avalos, l’aristocratico musicista e direttore d’orchestra napoletano, discendente di quella Maria di Venosa (uccisa dall’altro principe musicista, il celebre madrigalista Carlo Gesualdo) alla quale dedicò un’opera andata in scena per la prima volta al Festival di Martina Franca nel 2013. D’Avalos, che scomparve l’anno dopo, era un cultore della musica tedesca.
E nel XX secolo, di fronte alla crisi dell’arte, si rese «artefice di una possibile “terza via”, orientata verso gli aspetti più luminosi della Coscienza così come erano apparsi alla fine dell’Ottocento», scrive Boghetich, collocando questa «carismatica figura di nobile intellettuale» all’interno di un percorso tutto tedesco, in cui la musica diventa portatrice, attraverso rimandi poetici e filosofici, da Novalis a Nietzsche, da Wieland a Schiller, di un messaggio profondo e universale.
Il libro, muovendosi lungo allegorici confini di territori sonori accomunati da una dimensione estatica e febbrile, si apre con un focus sulla mistica e teologa del XII secolo, Hildegard von Bingen, che fu anche musicista, per toccare l’universo di Bach attraverso la cantata Actus tragicus, proseguire col Flauto magico di Mozart ed entrare a piedi uniti nel cuore del Romanticismo con l’Inno alla gioia di Beethoven e il Winterreise di Schubert, prima di affrontare amore, morte e redenzione in Wagner (Tristan un Isolde e Parsifal) e i mondi sonori «altri» di Mahler (Terza e Ottava Sinfonia e Das Lied von der Erde) e Strauss (Also Sprach Zarathustra e Metamorphosen).