Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Una musica tanto strana da essere familiare
«Ciò che era strano diventa familiare. E ciò che era familiare acquista un alone di mistero». Con queste parole Werner Herzog commenta la musica del trio afro-olandese Reijseger - Fraanje - Sylla, che ben conosce avendola utilizzata come colonna sonora per i suoi film. La collaborazione con Ernst Reijeseger, in particolare, va avanti da un decennio; il violoncellista, che proviene dall’ambiente del jazz olandese più avventuroso e radicale (quello dei Breuker, Mengelberg, Bennink), è un performer feroce, sarcastico e imprevedibile, ma al fianco del regista tedesco ha dato fondo a una vena sorprendentemente sottile. Il trio ha già due album all’attivo per la Winter & Winter; quest’anno ha pubblicato We Were There per l’etichetta Just Listen, che ne consolida la poetica. Si comincia sulle note morbide e liquide di un pianoforte che in Boulmamine disegna un ambiente sonoro sospeso, uno spazio di raccoglimento che si fa alveo ideale per la voce del senegalese Mola Sylla. Il brano successivo, Xeeg, è un blues africano basato sul pizzicato del violoncello e sulla voce. La scrittura degli undici episodi è più o meno equamente divisa tra i membri del gruppo. Il più giovane, il pianista Harmen Fraanje, è quello dal background classico-europeo più consistente; predilige climi fortemente malinconici, brumosi e struggenti (Bodensee e Charlotte), mentre Sylla tiene fede a un’idea molto africana della musica per cui dietro ogni pezzo c’è una storia da raccontare, con la voce ma anche con i suoni di un affascinante armamentario di percussioni. Dal suo canto, Reijseger inventa percorsi originalissimi, come in Biruta e Were You There, che portano l’ascoltatore in territori tutti da scoprire.