Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Arrivi dal Nord, ma controllati
Emiliano: chiederemo ai visitatori di segnalare l’ingresso e memorizzare i contatti
No alla chiusura dei confini, sì all’autosegnalazione da parte dei turisti. È quanto pensa di attuare il governatore Michele Emiliano per l’arrivo di visitatori dal Nord. «Potremmo - spiega - chiedere di segnalare l’ingresso e memorizzare i contatti». Una specie di diario del turista.
BARI Ancora qualche giorno – fino al 2 giugno – e poi cadrà l’obbligo di quarantena, che oggi vale per chi decide di ritornare al domicilio o alla residenza in Puglia. Dal giorno dopo tutti gli spostamenti in Italia saranno liberi e dunque non si potrà prescrivere l’isolamento per chi arrivi in Puglia. Tanto più perché si aspettano i turisti che, ovviamente, non potrebbero sottoporsi alla quarantena. Tuttavia resterà se non l’obbligo almeno la raccomandazione ad autosegnalarsi all’arrivo. «A chi viene in Puglia – dice il presidente Michele Emiliano – potremmo chiedere la cortesia, non l’obbligo, di segnalare la propria presenza e tenere memoria dei contatti. Nelle scorse settimane abbiamo messo in quarantena tutti gli arrivi, adesso dobbiamo capire come mettere in isolamento eventuali contagiati e i loro contatti stretti». Come fare? Occorre denunciarsi all’Asl? Non è sufficiente la registrazione in hotel e la consegna del documento all’albergatore? «Non abbiamo deciso – spiega l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco – e per ora stiamo formulando solo ipotesi di lavoro. Una possibilità potrebbe essere quella di continuare ad utilizzare la piattaforma regionale sul web, dove sono stati segnalati tutti i rientri fino a questo momento. Per il resto, vedremo come fare».
Il discorso vale soprattutto per «i contatti». Non è chiaro come si debba tenere memoria degli incontri (bar, edicola, spiaggia, ristorante). È possibile ci si possa affidare ad una sorta di «diario del turista» che ciascuno è tenuto a conservare. Quel che è certo, dice Emiliano, è che «i governatori non hanno il potere di chiudere le Regioni». Sembra una frecciata ai suoi omologhi che vorrebbero scegliere chi ospitare. «Se l’Italia deve riaprire – conferma Lopalco – è giusto che riapra tutta intera. La prima fase dell’epidemia è spenta e ora non possiamo che affidarci al buon senso dei nostri concittadini».
Molti assumono atteggiatività menti sconsiderati o imprudenti. Lopalco lo sa. «Per valutare quello che è successo dopo l’avvio della Fase 2 – ragiona il professore – e calcolati i tempi di incubazione, occorrerà aspettare la metà di giugno. A quel punto valuteremo se sia il caso di assumere precauzioni maggiori. Dipenderà anche dal tipo di infezioni che vedremo: un cosa sono quelle dei più giovani con andamento blando dei sintomi, altro quelle che richiedono il ricovero in ospedale». Sulle discoteche e locali da ballo, per ora «non vi è alcuna decisione».
Tra le attività che sono in attesa di tornare regolari ci sono i reparti ospedalieri: riaperti il 4 maggio, non sono tornati a regime. Sono circa 700mila le prestazioni sanitarie, tra esami e visite, che le Asl devono smaltire dopo i tre mesi di sospensione delle atnon urgenti. «Con i direttori generali - sottolinea il capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro - negli ultimi due giorni abbiamo esaminato la situazione che si creata tra marzo a maggio, per via dell’emergenza coronavirus: negli ospedali e negli ambulatori è stato garantito il 30% delle prestazioni rispetto alla quantità erogata nel 2019».
Sono, appunto, quelle corrispondenti alle richieste urgenti.
Con i manager Asl, Montanaro ha studiato un piano per l’abbattimento delle liste di attesa: entro settembre si conta di smaltire le 700mila prestazioni in attesa. Si organizzeranno turni di 12 ore per sei giorni a settimana (anche per diluire le visite ed evitare gli assembramenti in sala d’aspetto). Poi è previsto l’aumento delle ore di specialistica ambulatoriale nel pubblico e i privati accreditati dovranno raddoppiare la loro attività, utilizzando le prestazioni (marzo, aprile, maggio) non rese per lo stop. Confermato il piano per dismettere gli attuali ospedali Covid e prevederne solo 3-4 dedicati e distribuiti dal Nord al Sud della Puglia.
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Pier Luigi Lopalco Per valutare quello che è successo dal 18 maggio bisognerà aspettare la metà di giugno
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Vito Montanaro Negli ospedali e ambulatori garantito il 30 per cento delle prestazioni sanitarie