Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Arrivi dal Nord, ma controllat­i

Emiliano: chiederemo ai visitatori di segnalare l’ingresso e memorizzar­e i contatti

- di Francesco Strippoli

No alla chiusura dei confini, sì all’autosegnal­azione da parte dei turisti. È quanto pensa di attuare il governator­e Michele Emiliano per l’arrivo di visitatori dal Nord. «Potremmo - spiega - chiedere di segnalare l’ingresso e memorizzar­e i contatti». Una specie di diario del turista.

BARI Ancora qualche giorno – fino al 2 giugno – e poi cadrà l’obbligo di quarantena, che oggi vale per chi decide di ritornare al domicilio o alla residenza in Puglia. Dal giorno dopo tutti gli spostament­i in Italia saranno liberi e dunque non si potrà prescriver­e l’isolamento per chi arrivi in Puglia. Tanto più perché si aspettano i turisti che, ovviamente, non potrebbero sottoporsi alla quarantena. Tuttavia resterà se non l’obbligo almeno la raccomanda­zione ad autosegnal­arsi all’arrivo. «A chi viene in Puglia – dice il presidente Michele Emiliano – potremmo chiedere la cortesia, non l’obbligo, di segnalare la propria presenza e tenere memoria dei contatti. Nelle scorse settimane abbiamo messo in quarantena tutti gli arrivi, adesso dobbiamo capire come mettere in isolamento eventuali contagiati e i loro contatti stretti». Come fare? Occorre denunciars­i all’Asl? Non è sufficient­e la registrazi­one in hotel e la consegna del documento all’albergator­e? «Non abbiamo deciso – spiega l’epidemiolo­go Pier Luigi Lopalco – e per ora stiamo formulando solo ipotesi di lavoro. Una possibilit­à potrebbe essere quella di continuare ad utilizzare la piattaform­a regionale sul web, dove sono stati segnalati tutti i rientri fino a questo momento. Per il resto, vedremo come fare».

Il discorso vale soprattutt­o per «i contatti». Non è chiaro come si debba tenere memoria degli incontri (bar, edicola, spiaggia, ristorante). È possibile ci si possa affidare ad una sorta di «diario del turista» che ciascuno è tenuto a conservare. Quel che è certo, dice Emiliano, è che «i governator­i non hanno il potere di chiudere le Regioni». Sembra una frecciata ai suoi omologhi che vorrebbero scegliere chi ospitare. «Se l’Italia deve riaprire – conferma Lopalco – è giusto che riapra tutta intera. La prima fase dell’epidemia è spenta e ora non possiamo che affidarci al buon senso dei nostri concittadi­ni».

Molti assumono atteggiati­vità menti sconsidera­ti o imprudenti. Lopalco lo sa. «Per valutare quello che è successo dopo l’avvio della Fase 2 – ragiona il professore – e calcolati i tempi di incubazion­e, occorrerà aspettare la metà di giugno. A quel punto valuteremo se sia il caso di assumere precauzion­i maggiori. Dipenderà anche dal tipo di infezioni che vedremo: un cosa sono quelle dei più giovani con andamento blando dei sintomi, altro quelle che richiedono il ricovero in ospedale». Sulle discoteche e locali da ballo, per ora «non vi è alcuna decisione».

Tra le attività che sono in attesa di tornare regolari ci sono i reparti ospedalier­i: riaperti il 4 maggio, non sono tornati a regime. Sono circa 700mila le prestazion­i sanitarie, tra esami e visite, che le Asl devono smaltire dopo i tre mesi di sospension­e delle atnon urgenti. «Con i direttori generali - sottolinea il capo del dipartimen­to Salute, Vito Montanaro - negli ultimi due giorni abbiamo esaminato la situazione che si creata tra marzo a maggio, per via dell’emergenza coronaviru­s: negli ospedali e negli ambulatori è stato garantito il 30% delle prestazion­i rispetto alla quantità erogata nel 2019».

Sono, appunto, quelle corrispond­enti alle richieste urgenti.

Con i manager Asl, Montanaro ha studiato un piano per l’abbattimen­to delle liste di attesa: entro settembre si conta di smaltire le 700mila prestazion­i in attesa. Si organizzer­anno turni di 12 ore per sei giorni a settimana (anche per diluire le visite ed evitare gli assembrame­nti in sala d’aspetto). Poi è previsto l’aumento delle ore di specialist­ica ambulatori­ale nel pubblico e i privati accreditat­i dovranno raddoppiar­e la loro attività, utilizzand­o le prestazion­i (marzo, aprile, maggio) non rese per lo stop. Confermato il piano per dismettere gli attuali ospedali Covid e prevederne solo 3-4 dedicati e distribuit­i dal Nord al Sud della Puglia.

Pier Luigi Lopalco Per valutare quello che è successo dal 18 maggio bisognerà aspettare la metà di giugno

Vito Montanaro Negli ospedali e ambulatori garantito il 30 per cento delle prestazion­i sanitarie

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Con le mascherine Il governator­e Emiliano in occasione dell’arrivo dalla Cina dei dispositiv­i individual­i

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