Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Per i Consorzi di bonifica bisogna andare oltre i commissari
La domanda più ovvia sui 4 Consorzi di bonifica pugliesi, commissariati oltre ogni ragionevole lasso di tempo, è: perché sono oberati di debiti, essendo enti che in altre regioni d’Italia
(anche al Sud e nella stessa Puglia) sono efficienti, nonché modello di gestione del territorio e collaborazione con altri Paesi (come ad esempio, il Consorzio per la bonifica della Capitanata e del Gargano)?
La risposta sta in una mal interpretata funzione della politica che nel 2005 volle sostituirsi al principio di sussidiarietà, su cui si fondano tali enti, abolendo populisticamente il contributo di bonifica e da allora aggrovigliatasi in soluzioni rivelatesi sempre impraticabili, privando i Consorzi della funzione di autogoverno e relegandoli ad orpello per il già difficile bilancio regionale, invece di sfruttarne le capacità di autofinanziamento in una logica di equilibrio economico.
Qualsiasi realtà cui si tagliano o addirittura azzerano le entrate, diviene inevitabilmente condizionata da quella politica che ancora non riesce a trovare una soluzione, che rilanci tali enti ed utilizzi intelligenza, professionalità e passioni dei lavoratori che sono invece mortificate, le cui funzioni sono imprescindibili.Prevenzione idrogeologica, gestione delle acque ad uso irriguo, produzione di energia rinnovabile, salvaguardia ambientale, sicurezza alimentare sono la testimonianza più forte della modernità dei Consorzi di bonifica.
In altri termini, perni del «green new deal», che deve essere un forte elemento economico per il territorio e l’agricoltura pugliese oggi penalizzati da enti consorziali impediti nelle loro funzioni. Il servizio irriguo, svolto dai Consorzi di bonifica, è ormai indispensabile per garantire un’agricoltura di qualità, capace di vincere sui mercati della globalizzazione; di fronte ai cambiamenti climatici, poter disporre di acqua è non solo un fattore produttivo fondamentale, ma una garanzia di reddito agricolo.
Siamo alla vigilia di un grande piano di rilancio per il nostro Paese e che abbisogna, anche in questa regione, di efficienti Consorzi di bonifica ed irrigazione, propositivi sul piano delle progettualità ed operativi nelle realizzazioni. Per questo, ribadiamo la necessità di riportare, al più presto, i 4 Consorzi di bonifica, commissariati, nell’ordinario regime democratico, restituendo loro l’autogoverno del territorio e l’esercizio di quella sussidiarietà che significa partecipazione, trasparenza, concreta operatività.
Il nostro meraviglioso Mezzogiorno,
l’agricoltura pugliese, vincerà la sfida del tornare a crescere, a fare occupazione vera, a competere sui mercati con i valori della originalità, della distintività se il made in Puglia avrà l’acqua di cui ha bisogno, se i Consorzi di bonifica torneranno a fare innovazione, ad ottimizzare l’uso della risorsa irrigua, se i suoi meravigliosi imprenditori verranno liberati da vincoli che il Mezzogiorno tutto e la Puglia non meritano certamente.
Concordiamo con il Progetto di Legge Pentassuglia e denunceremo ogni tentativo di fare del futuro dell’acqua, dei Consorzi di bonifica e dei loro lavoratori, merce di scambio per sgradevoli appetiti carrieristici.