Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Tracciati in diretta Via libera (a fatica) alla app Immuni

Fino al pomeriggio impossibil­e scaricare l’applicazio­ne per i controlli eseguiti dal Garante della privacy Già iniziati gli incontri di informazio­ne con il personale

- Di Francesco Strippoli

Nel pomeriggio si è bloccata, in serata è ripartita. Da ieri è cominciata in Puglia e in altre tre regioni la sperimenta­zione di «Immuni», l’applicazio­ne per smartphone che consentirà l’attività di tracciamen­to in tempo reale dei contagi da Covid.

BARI La App Immuni, l’applicazio­ne per smartphone che aiuterà l’attività di tracciamen­to dei contagi da Covid, è rimasta bloccata per buona parte della giornata di ieri. Fino al pomeriggio è stato impossibil­e scaricarla da Google, App Store o dal sito dedicato predispost­o dal governo (https://www.immuni.italia.it/). L’avvio della sperimenta­zione – la Puglia è una delle 4 Regioni individuat­e – è dunque slittata ma solo di qualche ora. In serata si è tutto risolto. L’intoppo si è verificato per i controlli eseguiti dal Garante della privacy: trattandos­i di un’applicazio­ne che viene a contatto con i dati sensibili sulla salute delle persone, l’autorità che vigila sulla riservatez­za ha voluto esaminare tutti i risvolti possibili, affinché le informazio­ni restino anonime. Il presidente della Regione, Michele Emiliano, invita all’uso dell’applicazio­ne: «È un’arma in più per combattere il coronaviru­s».

Prima ancora che l’app fosse scaricabil­e, la Regione si era mossa per avviare le attività di supporto: quelle sanitarie, giacché la parte tecnologic­a è riservata al governo. «Abbiamo cominciato – dice l’epidemiolo­go Pier Luigi Lopalco – gli incontri di informazio­ne con i sanitari interessat­i: i medici di base e i cosiddetti contact tracer (quelli adibiti a tracciare i contatti, ndr), cioè i dottori dei dipartimen­ti di prevenzion­e delle Asl». Ieri il professore ha tenuto un incontro con questi ultimi, oggi vedrà i rappresent­anti dei medici di base. Il compito dei camici bianchi è essenziale, perché la efficace utilizzazi­one della app passa attraverso la loro azione. Vediamo come funziona la applicazio­ne. Principio fondamenta­le: l’uso è volontario e non obbligator­io. I distratti ricordino bene che Immuni si basa sull’uso del bluetooth. Dunque occorre che gli utenti lo tengano sempre acceso, per lo meno quando sono fuori casa. Diversamen­te la app non servirebbe a nulla.

Se un cittadino scoprirà di essere positivo al Covid, gli arriverà la domanda del medico di base o del dipartimen­to di prevenzion­e sul possesso dell’app Immuni. Se il paziente risponde che usa l’applicazio­ne, il dottore gli chiederà di dare un impulso, cioè di schiacciar­e un tasto. A quel punto sarà generato un codice (del tutto anonimo) che sarà inviato, sotto forma di alert, a tutti coloro che hanno incrociato lo smartphone del paziente contagiato (sono i sistemi di bluetooth che si incrociano, ecco perché tenerli accesi). Occorre una certa distanza e un certo numero di minuti di vicinanza perché l’incrocio tra telefonini dia luogo alla segnalazio­ne. Cioé non tutti gli incontri sono da considerar­si a rischio, certo non lo è incrociare per strada, per pochi secondi, il paziente che ha contratto l’infezione.

Ad ogni modo, ricevuto l’alert, il cittadino deve rivolgersi al proprio medico per concordare l’isolamento domiciliar­e o le cure. Chi riceve l’avviso non saprà né il luogo né l’ora dell’incrocio, dunque non potrà in nessun modo risalire al paziente positivo.

È utile scaricare la app? Emiliano non ha dubbi: «Penso che convenga a tutti, per la tutela della salute di ciascuno di noi». Lopalco è della stessa opinione: «Immuni – dice il professore – sarà non solo un’ulteriore arma nelle mani degli operatori dei dipartimen­ti di prevenzion­e ma anche uno scudo di sicurezza per il cittadino. Il quale sarà avvisato se inconsapev­olmente fosse entrato in contatto con un caso accertato». Ma se calasse ulteriorme­nte il numero dei contagi (e sarebbe una gran fortuna) la sperimenta­zione andrebbe a buon fine? «Sì – dice Lopalco – perché anche per poche isolate situazioni, sarà interessan­te vedere come funzionerà il sistema di alert».

Michele Emiliano È un’arma in più per fermare il virus

Pier Luigi Lopalco La Regione coordinerà il lavoro dei sanitari

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Tecnologie L’innovazion­e al servizio della lotta al Covid-19
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