Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tracciati in diretta Via libera (a fatica) alla app Immuni
Fino al pomeriggio impossibile scaricare l’applicazione per i controlli eseguiti dal Garante della privacy Già iniziati gli incontri di informazione con il personale
Nel pomeriggio si è bloccata, in serata è ripartita. Da ieri è cominciata in Puglia e in altre tre regioni la sperimentazione di «Immuni», l’applicazione per smartphone che consentirà l’attività di tracciamento in tempo reale dei contagi da Covid.
BARI La App Immuni, l’applicazione per smartphone che aiuterà l’attività di tracciamento dei contagi da Covid, è rimasta bloccata per buona parte della giornata di ieri. Fino al pomeriggio è stato impossibile scaricarla da Google, App Store o dal sito dedicato predisposto dal governo (https://www.immuni.italia.it/). L’avvio della sperimentazione – la Puglia è una delle 4 Regioni individuate – è dunque slittata ma solo di qualche ora. In serata si è tutto risolto. L’intoppo si è verificato per i controlli eseguiti dal Garante della privacy: trattandosi di un’applicazione che viene a contatto con i dati sensibili sulla salute delle persone, l’autorità che vigila sulla riservatezza ha voluto esaminare tutti i risvolti possibili, affinché le informazioni restino anonime. Il presidente della Regione, Michele Emiliano, invita all’uso dell’applicazione: «È un’arma in più per combattere il coronavirus».
Prima ancora che l’app fosse scaricabile, la Regione si era mossa per avviare le attività di supporto: quelle sanitarie, giacché la parte tecnologica è riservata al governo. «Abbiamo cominciato – dice l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco – gli incontri di informazione con i sanitari interessati: i medici di base e i cosiddetti contact tracer (quelli adibiti a tracciare i contatti, ndr), cioè i dottori dei dipartimenti di prevenzione delle Asl». Ieri il professore ha tenuto un incontro con questi ultimi, oggi vedrà i rappresentanti dei medici di base. Il compito dei camici bianchi è essenziale, perché la efficace utilizzazione della app passa attraverso la loro azione. Vediamo come funziona la applicazione. Principio fondamentale: l’uso è volontario e non obbligatorio. I distratti ricordino bene che Immuni si basa sull’uso del bluetooth. Dunque occorre che gli utenti lo tengano sempre acceso, per lo meno quando sono fuori casa. Diversamente la app non servirebbe a nulla.
Se un cittadino scoprirà di essere positivo al Covid, gli arriverà la domanda del medico di base o del dipartimento di prevenzione sul possesso dell’app Immuni. Se il paziente risponde che usa l’applicazione, il dottore gli chiederà di dare un impulso, cioè di schiacciare un tasto. A quel punto sarà generato un codice (del tutto anonimo) che sarà inviato, sotto forma di alert, a tutti coloro che hanno incrociato lo smartphone del paziente contagiato (sono i sistemi di bluetooth che si incrociano, ecco perché tenerli accesi). Occorre una certa distanza e un certo numero di minuti di vicinanza perché l’incrocio tra telefonini dia luogo alla segnalazione. Cioé non tutti gli incontri sono da considerarsi a rischio, certo non lo è incrociare per strada, per pochi secondi, il paziente che ha contratto l’infezione.
Ad ogni modo, ricevuto l’alert, il cittadino deve rivolgersi al proprio medico per concordare l’isolamento domiciliare o le cure. Chi riceve l’avviso non saprà né il luogo né l’ora dell’incrocio, dunque non potrà in nessun modo risalire al paziente positivo.
È utile scaricare la app? Emiliano non ha dubbi: «Penso che convenga a tutti, per la tutela della salute di ciascuno di noi». Lopalco è della stessa opinione: «Immuni – dice il professore – sarà non solo un’ulteriore arma nelle mani degli operatori dei dipartimenti di prevenzione ma anche uno scudo di sicurezza per il cittadino. Il quale sarà avvisato se inconsapevolmente fosse entrato in contatto con un caso accertato». Ma se calasse ulteriormente il numero dei contagi (e sarebbe una gran fortuna) la sperimentazione andrebbe a buon fine? «Sì – dice Lopalco – perché anche per poche isolate situazioni, sarà interessante vedere come funzionerà il sistema di alert».
Michele Emiliano È un’arma in più per fermare il virus
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