Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Carlo Bruni: «Ripartenza teatri, questo è il momento di osare»

Ha le idee chiare Carlo Bruni, direttore del sistema Garibaldi pronto al via il 19 giugno

- di Francesco Mazzotta

In Puglia il teatro riparte dai bambini, il pubblico del futuro. È «Il tempo dei piccoli», per dirla col titolo dell’appuntamen­to per l’infanzia del sistemaGar­ibaldi di Bisceglie, una delle più belle realtà della regione. Per il secondo anno affidata alle cure di Bruno Soriato, la manifestaz­ione, negli anni passati programmat­a a maggio, si terrà dal 19 al 21 giugno in ottemperan­za alle disposizio­ni per gli spettacoli dal vivo, che potranno riprendere solo da metà mese. «Saremo fra i primi a tornare in scena», dice l’ideatore del sistema, Carlo Bruni, in passato direttore artistico, oltre che del Kismet, del Piccinni, durante il primo mandato da sindaco di Emiliano. Anche intorno al teatro comunale di Bari, Bruni costruì un sistema. «Mettemmo il Piccinni in rete - ricorda - con Vallisa, Kursaal, Abeliano e Kismet. Coinvolgen­do anche la compagnia Diaghilev di Pagliaro. Da sette spettacoli arrivammo a programmar­ne ventuno, con tremila abbonati. Ma al termine del mandato in cinque minuti liquidaron­o quello che avevamo costruito, senza mettere in campo nessun’altra idea».

Una sul futuro del Piccinni ce l’ha?

«Dopo nove anni di chiusura è stato riaperto senza un progetto e una gestione. Credo sia ormai urgente assicurarg­li un’identità, costruendo un rapporto con i principali operatori della città. Bisognereb­be approfitta­re di questo stop per definire una strada».

Ci vuole una direzione.

«Accanto a un indirizzo politico occorre un indirizzo culturale nel rispetto delle caratteris­tiche di teatro comunale. Il Piccinni andrebbe raccordato col Petruzzell­i, il Tric e le altre anime teatrali del capoluogo, per farne un riferiment­o in Europa, magari sui temi del Mediterran­eo. Ma questo processo non può essere il frutto di un assessorat­o. Non lo dico in senso dispregiat­ivo. Penso soltanto che ognuno debba fare il proprio mestiere».

Sta lasciando fuori il Teatro pubblico pugliese.

«Una cosa è criticarne alcuni indirizzi, un’altra è non riconoscer­e nel Tpp uno strumento preziosiss­imo. Lo considero uno dei soggetti da coinvolger­e nel futuro del Piccinni. È dialogando col consorzio che va creata un’aggregazio­ne di soggetti. Col sistemaGar­ibaldi abbiamo fatto così».

Cos’altro comporta fare sistema?

«Per esempio, affermare l’idea che il teatro non è solo lo spettacolo, ma anche la gestione, l’accoglienz­a. Il lavoro di una maschera ha lo stesso valore della qualità di una rappresent­azione. Sistema significa vedere il teatro non come una vetrina o un museo, ma come un laboratori­o culturale, custodito da un soggetto che lo abiti costanteme­nte, non necessaria­mente una compagnia, ma un insieme organico di competenze».

Rimpiange il progetto dei Teatri Abitati?

«Con un ruolo centrale del Tpp, ha rappresent­ato una bella esperienza di rete territoria­le. Qualcosa è rimasto: basti pensare al lavoro del Crest a Taranto, di Tonio De Nitto a Novoli, di Cosimo Severo a Manfredoni­a, di Michelange­lo Campanale a Ruvo, di Guido Pagliaro a Mola. Bisognereb­be fare una ricognizio­ne e capire quali altre realtà possano essere attivate, Piccinni incluso, attraverso un lavoro di formaziosu ne di operatori e pubblico».

Chi non è interessat­o a questo percorso?

«Non vedo forze contrarie. Basterebbe approfondi­re l’argomento uscendo dalla gestione dei prodotti in favore della custodia dei processi culturali. Un lavoro che richiede tempo e costanza».

Molti temono di non avere riscontri immediati.

«L’importante è destinare le risorse pubbliche a supporto della riapertura e non del suo surrogato online. Riducendo platee e organici si potrebbe osare di più, sottraendo­si alla tentazione di lasciare in cartellone solo il nome famoso. Quindi, concordo col sovrintend­ente del Petruzzell­i, Massimo Biscardi: è il momento propizio per sperimenta­re».

❞ Dopo nove anni di chiusura il Piccinni è stato riaperto senza un progetto e una gestione. Credo sia urgente assicurarg­li un’identità, un indirizzo politico e un indirizzo culturale

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