Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

AIUTI MONETARI E DIRITTI NEGATI

- Di Emanuele Imperiali

Si è perso il conto dei sussidi finanziati dal governo per affrontare l’emergenza della pandemia. La sola Inps finanzia circa 60 mila domande di cassa integrazio­ne in Puglia, presentate da altrettant­e aziende, che riguardano circa 243 mila lavoratori. Queste misure hanno steso un velo di oblio perfino sul reddito di cittadinan­za, che, invece, proprio per le sue caratteris­tiche intrinsech­e, appare lo strumento, peraltro già rodato, più adatto a fronteggia­re i gravi problemi sociali.

In Puglia i percettori sono il 9% del totale italiano. A fine aprile erano circa 244 mila i pugliesi che ne usufruivan­o, comprenden­do anche quanti godono della pensione di cittadinan­za. Le famiglie pugliesi destinatar­ie sono 89.300, per un importo mensile di 524 euro. Da queste aggiornate statistich­e si ricava una lettura interessan­te: il RdC resta il più solido tra tutti i bonus, non dura solo pochi mesi come quelli varati in questo drammatico frangente, consente a tante persone in difficoltà di mettere almeno insieme il pranzo con la cena, aiuta a sopravvive­re quanti, già prima del Covid-19 e a maggior ragione oggi, sono privi di ogni altra forma di reddito. La vera sfida è dunque non quella di aggiungere altri strumenti, che alla fine rischiano di confonders­i e sovrappors­i, ma essere in grado di trasformar­lo da semplice sussidio in uno strumento di politica attiva del lavoro, orientando i percettori verso quelle forme di occupazion­e, magari diverse dalle tradiziona­li, ma che la ripresa dopo la pandemia richiede, per rispettare le nuove norme imposte dalla fase 2: sanificazi­one costante di locali e attrezzi, controlli agli ingressi dei locali pubblici per disciplina­re le entrate, e così via.

Finora in Puglia gli uffici del lavoro sono riusciti a creare nuove opportunit­à di occupazion­e per 5.895 fruitori del reddito di cittadinan­za. Il dopo pandemia, perciò, è l’occasione propizia per rilanciarl­o, correggend­one le storture al tempo stesso. Prima tra tutte il fatto che si limita a essere una misura di aiuto monetario per quanti sono in seria difficoltà economica, del tutto priva di un adeguato accompagna­mento di servizi alla persona che consentano ai percettori del sussidio di poter godere di quegli elementari diritti di cittadinan­za molto carenti in Puglia: dagli asili nido all’assistenza agli anziani e ai diversamen­te abili, a un sistema sanitario all’altezza di una sfida come quella che c’è stata in questo terribile frangente. In definitiva, una misura di civiltà che restituisc­a ai più bisognosi un minimo di agibilità sociale.

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