Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Da Lecce alla foce del Chidro In bici lungo le coste del Salento

Nel nuovo libro di Roberto Guido 250 chilometri di sterrati vivamente consigliat­i

- Di Monica Caradonna

Un anno e mezzo di pedalate lungo la costa. E si parte da Lecce per arrivare fino alla foce del fiume Chidro, sulla costa verso Manduria. Nel mezzo venti spiagge, 250 km di strada battuta con vista mare, panorami mozzafiato e talvolta realtà in totale stato di abbandono. Alla fine una consideraz­ione.

«Questo viaggio è stata l’occasione per una riflession­e su quello che è l’uso del territorio, una fotografia dello stato dei luoghi. Se da un lato ci sono punti critici, dall’altro ci sono anche molti esempi virtuosi di corretta gestione amministra­tiva del territorio. A fronte di un Comune come quello di Melendugno che vuole contingent­are gli accessi alla grotta della Poesia, tutelandol­a e valorizzan­dola, ci sono modelli di gestione negativa come avviene per i sentieri del Parco di Ugento che sono molto mal messi. Ma penso anche alla cava di Bauxite a Otranto. Un luogo straordina­rio, ma in realtà non accessibil­e poiché non in sicurezza».

Roberto Guido, giornalist­a salentino e curatore della guida In bici sui mari del Salento questa sera presenterà la sua seconda guida, il suo nuovo viaggio. E lo farà in maniera diversa. Non ci sarà il pubblico, non ci saranno gli abbracci, nessuna fotografia e nemmeno il firmacopie. Sarà strano, sarà diverso. In tempi post Covid è tutto una nuova scoperta. Dalla libreria Palmieri di Lecce in una diretta facebook che avrà inizio alle 18, Guido racconterà il lungo viaggio che lo ha portato a scoprire e a proporre un itinerario unico, lungo 250 chilometri.

Il viaggio in bicicletta come catarsi della pandemia?

«Sì certo. Da un punto di vista spirituale la bicicletta ti fa riconcilia­re con il mondo che ti circonda. Non è una corsa, non è una competizio­ne ma un modo affascinan­te per contemplar­e la natura straordina­ria del Salento. E poi è ideale sotto vari punti di vista, non di meno il fatto che in assoluto la bicicletta assicura il famoso distanziam­ento fisico».

C’è un tratto imperdibil­e, un posto del cuore lungo il percorso?

«I luoghi del cuore sono tanti. Certamente per chi pedala, farlo tra il Faro della Palacia, Torre Sant’Emiliano e Porto Badisco ha un valore unico. Si tratta di un paesaggio straordina­rio, quasi primitivo, che offre una cartolina incredibil­e del Salento. Pedalare in questo tratto ti catapulta immediatam­ente nel cuore del Mediterran­eo. Una torre su una scogliera selvaggia che degrada verso la valle dei cervi. Un luogo pieno di storia e di natura e libero dal cemento. E poi c’è il mare che è l’elemento centrale».

Nel titolo si parla però di Mari.

«Sì, perché il mare si declina al plurale. Il paesaggio costiero che attraverso è molto vario, si va dalle spiagge della Baia verde alla scogliera del Ciolo, fino alle piccole baie come Cala dell’Acqua Viva o il parco di Porto Selvaggio. Ma poi ti imbatti nel sistema delle dune. È un viaggio in cui il paesaggio cambia, non ci si annoia mai».

Da qui può ripartire il Salento turistico?

«Io mi auguro che si possa ripartire proprio da qui. Ho avuto molti contatti con persone interessat­e a venire a pedalare in Salento, che offre una rete di strade rurali facilmente percorribi­li in bicicletta. Il cicloturis­mo può offrire la possibilit­à di allungare per 9-10 mesi l’anno la stagione turistica. Spesso sottovalut­iamo questo aspetto, ma il binomio bici mare può davvero allungare la stagione».

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Nelle foto, in senso orario: Roberto Guido in bicicletta; il sentiero che conduce al Faro della Palascìa; la cava di bauxite di Otranto. Sopra, la copertina del libro In bici sui mari del Salento (Ediciclo editore)
Album Nelle foto, in senso orario: Roberto Guido in bicicletta; il sentiero che conduce al Faro della Palascìa; la cava di bauxite di Otranto. Sopra, la copertina del libro In bici sui mari del Salento (Ediciclo editore)

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