Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SFIDA PUGLIESE E BEGHE ROMANE
Il coronavirus ha scombussolato le coalizioni pugliesi. Archiviato il mese di luglio, resta sul tappeto la data di settembre. E tra una baruffa e l’altra resta ancora nell’iperuranio la definizione di un progetto per la Puglia. Tanto più necessario per la necessità di inserire la regione nel piano per il Mezzogiorno proposto dal presidente Conte. Una opportunità unica, in presenza di una valanga di soldi (annunciati), con la speranza che non trasformi in una slavina.Dinanzi a tale scenario di opportunità, ma anche di rischi sociali (non a caso i gilet arancioni hanno tentato di arruffare la piazza barese), la politica pugliese sembra tutta affaccendata nelle proprie beghe interne.
A destra, sono giorni, se non settimane che si trascina la querelle tra Lega e FdI. Spunta sempre un vertice “conclusivo” (forse domani), persino sondaggi e controsondaggi. La realtà è che sulla Puglia si gioca una partita nazionale, nello scontro per l’egemonia a destra tra Salvini e Meloni. La casamatta pugliese può spostare gli equilibri. Per questo Salvini non cede. E potrebbe essere tentato dalla voglia di andare da solo. Una scelta “tafazziana”. Ma le acque sono agitate anche a sinistra. Il governatore è già in campo, ha vinto le primarie, gestisce l’emergenza-pandemia con un apparato politico e scientifico di non poco conto. Una bocca di fuoco. Ma ha i suoi grattacapi, perché Calenda, Renzi e forse Bonino non ne vogliono proprio sapere di Michele, il gladiatore. E se presentano un candidato alternativo (Scalfarotto?), la chiamata a raccolta, sponsorizzata anche da un “redivivo” Vendola, potrebbe presentare defezioni non trascurabili. Il M5S vive il suo dorato isolamento. Una strategia a Roma, e una in periferia. Non facevano così anche socialisti e democristiani della Prima Repubblica? Hanno in campo la loro candidata, Antonella Laricchia, ma vivono con terrore che si concretizzi la “minaccia” dell’ex Mario Conca di candidarsi alla presidenza.
Tutti divisi, quindi, alla meta. Mentre i problemi non mancano: la Xylella si avvicina sempre più alla provincia di Bari (cinque ulivi infetti a Locorotondo); ArcelorMittal prevede 3.300 esuberi; il Tar accoglie il ricorso di alcune aziende agricole escluse dal Psr, il programma rurale,annullando la graduatoria regionale. Bisogna ripartire da zero, e c’il rischio di perdere 77 milioni. Per non parlare del turismo, i cui contraccolpi negativi per la pandemia, sono facilmente intuibili.È sufficiente questo quadro parziale per essere preoccupati? Così “dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” (mentre Roma discute, Sagunto è espugnata). Occhio, la Puglia non merita di fare la fine di Sagunto per le beghe romane.