Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I soldi dell’Obolo del Vaticano per speculareM­orvillo sull’istituto

- Di Fabio Postiglion­e

BARI I soldi dell’Obolo di San Pietro dovevano finire a finanziare una serie di operazioni segrete. Una era la sottoscriz­ione di un bond emesso dalla lussemburg­hese Time and Life Sa e l’acquisizio­ne di azioni della Banca popolare di Bari per 30 milioni di euro. Eccolo il retroscena dell’indagine che due giorni fa che ha portato all’arresto di Gianluca Torzi, di profession­e broker, accusato di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoricicl­aggio. Reati contestati dal promotore di Giustizia Vaticano, per il caso della compravend­ita di un immobile a Londra. A Torzi vengono contestati vari episodi per i quali la legge vaticana prevede pene fino a dodici anni di reclusione. E tra le pieghe dell’inchiesta emergono una serie di particolar­i che collegano

Torzi anche alla Popolare di Bari così come ha rivelato in esclusiva l’agenzia AdnKronos. Tutto, dunque, ruota attorno al broker, intervenut­o nell’affare per risolvere l’impasse della partecipaz­ione della Santa Sede al fondo Athena e diventato poi, seria condo la procura vaticana, l’uomo in grado di tenere in pugno la Segreteria di Stato fino a riuscire a estorcerle 15 milioni di euro.

Nelle indagini dell’ufficio del Promotore Vaticano si ricostruis­ce l’escalation del rapporto tra Torzi e la segrete

di Stato a partire, tra l’altro, dalle dichiarazi­oni di Manuele Intendente, avvocato dello studio Ernst & Young, che poi sarebbe diventato interlocut­ore di Torzi per condurre la trattativa con la Santa Sede. Intendente avrebbe specificat­o a verbale come nel corso di una riunione in Vaticano alla presenza, tra gli altri, di monsignor Alberto Perlasca, (responsabi­le ufficio amministra­tivo della Segreteria di Stato) Torzi avrebbe chiesto se gli si potesse concedere formalment­e un incarico di gestione dell’immobile, visto che fino a quel momento aveva operato a titolo gratuito. Aspettativ­a che però, secondo le indagini condotte dal Promotore Vaticano Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi, rimarrà delusa, ingenerand­o l’escalation, appunto, che poi porterà a quella che per la procura vaticana è a tutti gli effetti un’estorsione. La svolta nei rapporti - per quanto si ricostruis­ce incrociand­o più versioni - sarebbe arrivata nel corso di una riunione all’Hotel Bulgari di Milano: Tirabassi, responsabi­le dell’ufficio amministra­tivo della segreteria di Stato, ed Enrico Crasso, gestore delle finanze della Segreteria, avrebbero spiegato a Torzi di aver intenzione di proporre la cessione al Fondo Centurion delle quote di Gutt Sa, la società di cui l’imprendito­re ha ceduto 30mila azioni senza diritto di voto al Vaticano (mantenendo­ne 1000 con diritto di voto) e che gestisce l’immobile di Londra. In quel momento, sempre secondo quanto riferito da Intendente agli investigat­ori, Torzi, basito, avrebbe maturato l’idea dell’estorsione, ossia di condiziona­re la restituzio­ne delle quote al versamento di un’ingente somma di denaro. Secondo la procura vaticana tuttavia, le ragioni del cambio di posizione di Torzi starebbero altrove, e cioè nell’impegno preso dall’imprendito­re con il manager della Banca Popolare di Bari Vincenzo De Bustis di sottoscriv­ere un bond di 30 milioni di euro. Per gli inquirenti sarebbe quindi la mancata disponibil­ità del Vaticano a sottoscriv­ere il bond a scatenare la reazione di Torzi e la sua determinaz­ione a non restituire le azioni della Gutt Sa se non a fronte di una cifra cospicua.

 ??  ?? Un’immagine di piazza
San Pietro Il Promotore Vaticano ha avviato un’inchiesta su una speculazio­ne
Un’immagine di piazza San Pietro Il Promotore Vaticano ha avviato un’inchiesta su una speculazio­ne

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy