Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il ministro Boccia alle Regioni inadempien­ti: «Giusto che si intervenga»

Legge elettorale e doppia preferenza Pisicchio e Maurodinoi­a: «Fare presto»

- Di Francesco Strippoli

BARI Sulla legge elettorale qualcosa si muove. Nelle ultime ore sono arrivate diverse prese di posizione: interne ed esterne al Consiglio regionale. La questione è nota: si tratta di introdurre la doppia preferenza di genere (per votare due candidati di sesso diverso) in modo da adeguare la legge pugliese a quella statale. Ossia alla legge 20 del 2016 che introduce la promozione delle pari opportunit­à tra i «principi fondamenta­li» cui le norme regionali elettorali si devono conformare.

Il primo a intervenir­e è il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, investito della questione dal comitato che propugna la doppia preferenza. Il ministro si mostra sensibile e scrive alla conferenza della Regioni chiedendo alle «Regioni inadempien­ti» (sono sei, tra queste la Puglia) di «adeguare le rispettive norme elettorali alla legge 20». Un invito che Boccia muove nel «rispetto dell’autonomia riservata alle Regioni».

Dall’interno dell’Assemblea arriva la presa di posizione dell’assessore all’urbanistic­a

Alfonso Pisicchio e del suo gruppo consiliare (Senso civico-Nuovo ulivo). Pisicchio è promotore di una proposta che da un lato prevede la doppia preferenza e dall’altro introduce la «sospension­e del consiglier­e che sia nominato assessore», in modo da lasciare spazio al primo dei non eletti, fino alla permanenza del «sospeso» nella carica assessoril­e. Secondo Pisicchio «doppia preferenza e sospension­e allargano le responsabi­lità coinvolgen­do più persone nel gioco politico: così aumentano la partecipaz­ione alla vita democratic­a». La consiglier­a Anita Maurodinoi­a (Pd), una delle 5 presenti in Consiglio, chiede che, secondo regolament­o, si porti in Aula la sua proposta di legge sulla doppia preferenza, mai esaminata in Commission­e. Uno stallo che riflette l’indisponib­ilità delle forze politiche ad esaminare l’argomento. Anche perché, si nota dalle parti del Pd, «toccare una norma significa mettere mano a molte altre, a cominciare dalla soglia di sbarrament­o».

Fuori dal Consiglio, si fa sentire la presidente della commission­e Pari opportunit­à, Patrizia Del Giudice. Si rivolge al presidente Emiliano e gli ricorda che un voto senza doppia preferenza (in contrasto cioè con uno dei «principi fondamenta­li» dettati dalla legge 20) rischia di rendere incostituz­ionali le norme pugliesi e invalidare le elezioni. Per questo sposa il suggerimen­to avanzato sul Corriere dalla giurista Marida Dentamaro che considera «autoapplic­ativa» la norma statale: Emiliano potrebbe introdurre la disposizio­ne nel decreto di indizioni delle elezioni, senza aspettare il voto del Consiglio. Di parere opposto le consiglier­e di parità Anna Grazia Maraschio e Stella Sanseverin­o che chiedono a Boccia una legge statale di «interpreta­zione» o una norma che «fissi un termine per l’adeguament­o» pugliese. Questa, però, pare la strada più lenta per ottenere effetti rapidi.

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L'assessore Alfonso Pisicchio

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