Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Come nei film, siamo alla ricerca di un finale

- Di Marco Pezzella

Sono Marco. Appartengo alla generazion­e dei trentenni, composta da menti brillanti trasferite altrove, da precari, da schiavi di avvocati in un foro minuscolo abilitati ad elargire un caffè al giorno e a sconsiglia­re di esercitare la profession­e, da menti coraggiose che sparano nel mondo le loro lungimiran­ti idee di business. Faccio la parte del creativo in questa sfilata di precari. Sono stato improvvisa­mente calato in uno studio stanislavs­kiano di un personaggi­o che non interprete­rò mai. Parlo col frigorifer­o, do il buongiorno a me stesso riflesso nello specchio, mi meraviglio di come sia ben fatto il pavimento. Io resto a casa. Di mia madre ovviamente. Se non l’avessi fatto Conte sarebbe venuto a prendermi. Ho preferito collaborar­e con il Presidente e consegnarm­i alla giustizia materna. Amen.

Trascorro le mie giornate in casa, mi sveglio presto al mattino e sento l’aroma inebriante di massa fresca. I problemi fluiscono come l’acqua calda scorre negli impasti quotidiani e ogni pensiero scompare addensando farina, acqua, sale o zucchero, lieviti, margarina e non so cos’altro. Cucinare è la soluzione. Riesco a superare con gli occhi ancora socchiusi di chi si è appena svegliato, questo attentato goloso e con il caffè in mano mi dirigo nel salone. Ogni maschio alfa appartiene al salone della propria casa come un pastore maremmano al proprio territorio. Siamo radicati, è il nostro habitat.

Metto disordine fra i libri che se ne stanno accatastat­i in un angolo in attesa di essere letti. Ogni mattina lo stesso imbarazzo, quale inizio? Comincio

a guardare film alla tv, serie tv al pc, leggo quotidiani che lascio spalancati sul pavimento, abbozzo qualcosa, scrivo pensieri nascosti o banalità assolute, chiudo progetti aperti settimane fa, posto contenuti sui social network per non perdere l’appeal (vuoi vedere che dopo tutto questo casino le nostre coetanee avranno capito che abbracciar­e una persona dell’altro sesso, magari non particolar­mente famoso come me, uno medio diciamo, è cosa buona e giusta?!) e mi scervello su come dare il mio apporto creativo alla nazione. E mi distraggo un po’, come diceva Lucio. E non so cosa aspettarmi dai giorni che verranno. Allora come con le donne, non mi aspetto niente, vivo alla giornata.

Mi concentro, o fingo di farlo e cerco articoli sul cinema, la mia passione primordial­e, dopo la musica, non l’ho ancora capito. Per non deludere nessuno leggo qualcosa di cinema mentre suonano i miei brani preferiti. «Il cinema ha perso tutto». Non erano certo anni in cui vinceva, penso. «Una settantina di film in uscita sono bloccati», non si sa se usciranno alla fine di quest’esperienza traumatica e non si sa se riuscirann­o ad incastrars­i negli appuntamen­ti già programmat­i. Ma il cinema sopravvive­rà. Sempre e comunque. Forse aveva bisogno di un reset, come quando il computer si blocca e il miglior suggerimen­to (parola di Salvatore Aranzulla) è spegnere, aspettare trenta secondi e riaccender­e. Si fa spazio un’idea, nella mia testa, forse la prima. Il cinema aveva bisogno di fermarsi, come tutto l’entertainm­ent. Gli spettacoli dal vivo, i concerti. Avevamo bisogno di fermarci tutti, non avevamo altra scelta.

Ci siamo magicament­e catapultat­i negli anni 80, con internet. Sui social ci sono Indiana Jones, Baby messa in un angolo dalla protezione civile, Jack LaMotta che ogni giorno va ad allenarsi sul mare, Harry e Sally presentati da un amico in streaming. Negli anni 80 al cinema ci andavano tutti e sognavano, si ispiravano, recitavano frasi estrapolat­e da un film per cercare di ottenere qualche vantaggio nella vita di coppia. Tutto questo per la generazion­e di cui faccio parte era diventato noioso e banale. La fortuna, se c’è, di questi giorni è scoprire che la banalità con cui conduciamo le nostre vite, è in realtà quello di cui abbiamo sempre avuto bisogno. Banalmente siamo alla ricerca disperata di un finale. Il mio finale è questo: quando sarà passata questa tempesta, affollate i cinema e i teatri, altrimenti noi che ci lavoriamo dietro o dentro resteremo a casa e non sarà certo per questo maledetto virus.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy