Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
MOLTA IDEOLOGIA E POCA COERENZA
Mentre la destra è ancora impantanata sulla scelta del suo condottiero, a sinistra si è messa in moto l’armata per sospingere Michele Emiliano alla riconferma alla guida della Regione. Così si susseguono gli endorsement di esponenti politici (da Vendola a Fratoianni) nonché di intellettuali d’area. Una sorta di appello alla sacra alleanza per Emiliano, per sbarrare la strada, come dice Vendola, al «candidato fascio-sovranista». Sarebbe troppo facile ricordare che l’ex presidente, a febbraio 2019, dichiarava di «rammaricarsi» per averlo sostenuto. Ma nella vita e dinanzi all’arrivo degli “alieni” è lecito cambiare idea.
Raffigurare il polo avverso, come un grumo di cattivi, razzisti e intolleranti, appare un retaggio del secolo delle ideologie. Ma tant’è. Lo scenario pugliese ricalca il laboratorio emiliano che ha fermato quella che sembrava l’invincibile armata leghista con un rassemblement, politico e sociale, con contorno di sardine. Quel “laboratorio politico” ha avuto successo poiché ha risvegliato il senso comune sul buon governo di Bonaccini. La realtà regionale appare più articolata. Sia perché il tentativo di far passare come un continuum l’esperienza di governo vendoliano con quella di Emiliano appare un artificio: i punti di rottura tra Nichi e Michele nella gestione del potere sono abbastanza evidenti e nemmeno smentiti dai due protagonisti. Sia perché appare un po’ debole pensare di poter fondare una rigenerata alleanza sulla comune “sensibilità” di sinistra. In tale ottica non si capirebbe perché il via libera di Vendola sia più significativo del «no» a Emiliano del ministro Teresa Bellanova, ex bracciante comunista. Due esponenti, di due sinistre diverse.
Le grandi ammucchiate, dall’estrema sinistra a pezzi della destra, hanno il pregio, forse, di far vincere una competizione elettorale, ma suscitano non pochi problemi sulla gestione della vittoria. C’è poi un altro aspetto. Lo scontro tra l’armata di sinistra contro l’armata di destra (se riuscirà, prima o poi, a compattarsi) rischia di ideologizzare la competizione. Non è di questo che ha bisogno la Puglia. Non di schiere armate, il bene contro il male, ma di coalizioni coerenti, con programmi omogenei. Anche perché al vincitore - destra, sinistra o M5S - toccherà l’ingrato compito di governare la fase della rinascita dopo la pandemia. Uno scenario ricco di incognite, economiche e sociali, una sorta di “cigno nero”, la cui logica, come dice lo scrittore Nicholas Taleb, «rende ciò che non si sa, molto più importante di quello che si sa». Come sarà la Puglia tra qualche mese? Stop alle ideologie, quindi, allo scontro di religione. Da una parte e dall’altra. Non è forse tempo di parlare di programmi?