Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Auto in sosta e cassonetti Più che light la ciclabile è pericolosa
Proteste per l’itinerario di corso Vittorio Emanuele I commercianti: «Così saremo costretti a chiudere»
Cassonetti lungo il percorso, automobilisti che aprono frettolosamente le portiere e ciclisti e bimbi in monopattino a rischio urto. Per non parlare delle fermate degli autobus ricavate sul tragitto. Debutto poco felice per la nuova pista ciclabile di corso Vittorio Emanuele, realizzata a tempo di record tra marciapiedi e posti auto. I commercianti insorgono: «Carreggiata troppo stretta, traffico ormai in tilt, la gente scappa».
BARI I bidoni della plastica e della carta. Messi in bella mostra lungo il percorso, sganciati dagli altri finiti sul marciapiede. I bambini con i monopattini che devono scansare l’apertura improvvisa delle portiere delle auto lato passeggeri. Con tutti i rischi connessi. Non va meglio ai passeggeri dei bus. Alla fermata delle navette A e B si sale e – abbiamo assistito di persona - abbassandosi per superare il nastro biancorosso. Quasi fossimo sulla scena di un crimine.
Il «crimine» secondo i più è quello di aver realizzato «una pista senza senso, con le auto che diventano pericolose barriere protettive e con l’asfalto disallineato». Basta leggersi i commenti feroci sui social e anche le critiche non velate di qualche rappresentante istituzionale. O nel peggiore dei casi ascoltare le denunce dei commercianti che già ieri mattina radunati nella zona pedonale preannunciavano «una raccolta firme e un calo degli incassi del 10 per cento». Perché? Presto detto. «Con la carreggiata più stretta le auto non possono nemmeno fermarsi per gli acquisti lampo e i take away» sentenzia un pasticciere, riabilitando il malvezzo della doppia fila.
E immaginando i suoi clienti che «non potranno nemmeno ritirare al volo una torta di compleanno». Fa discutere la pista ciclabile «light» di corso Vittorio Emapo nuele. Leggera nelle intenzioni e nella realizzazione, ma che da queste parti pare aver appesantito la vita di pedoni, automobilisti e residenti. «I primi risultati non sono proprio positivi. La viabilità è fortemente rallentata e purtropscende
sta emergendo un fenomeno, l’inquinamento acustico. Si suona il clacson con molta più frequenza», sentenzia Giuseppe Corcelli consigliere Pd del I Municipio circondato da due commercianti che avvertono: «Se continua così saremo costretti a chiudere».
I lavori della pista – bidirezionale e lunga 750 metri per ogni lato della strada – sono iniziati lunedì scorso nell’ambito del «Bari Open Space», il programma del Comune e del sindaco Antonio Decaro per incentivare la mobilità dolce con bici, monopattini e altri mezzi leggeri ai tempi della pandemia.
Insomma, per facilitare il trasporto individuale lasciando l’auto casa ed evitando, possibilmente, i mezzi pubblici per le note ragioni del distanziamento interpersonale. E ieri mattina i tecnici sono tornati nel primo tratto realizzato per limare qualcosa così come chiesto da Amtab attorno alle fermate di corso Vittorio Emanuele. «Se non c’è una corretta pianificazione si crea solo caos. Cassonetti spostati, i pedoni disorientati, le auto parcheggiate, le fermate dei bus» elenca Lello Sforza, esperto di trasporti e storico volto dei ciclisti baresi. «C’è un piano comunale della mobilità – spiega – mai approvato e non lo si può tirare in ballo solo quando fa piacere. La mobilità ciclistica richiede cura e attenzione. Questi interventi potevano essere già fatti anni fa, non solo ora».
E sui social piovono le critiche (alcune indicibili) e già si guarda con interesse all’altra pista light che sarà realizzata sul lungomare, dal teatro Margherita sino alle porte della spiaggia di Pane e Pomodoro. Non da meno quella lato mare del lungomare Starita, nei pressi del Faro. «Ma allora chiudiamo tutto il centro Murattiano alle auto. E fate le piste ma con il cordolo!» si legge ancora sui social. E una prima risposta potrebbe arrivare già in estate con la chiusura pedonale e sperimentale di via Manzoni, nel tratto compreso tra via Calefati e via Principe Amedeo nel primo isolato di via Putignani, quello che poi termina con piazza Risorgimento. Una sorta di area pedonale a forma di T per incentivare l’utilizzo condiviso dei luoghi all’aperto. Ma su questa proposta già soffiano venti di guerra dal I Municipio.
Il cantiere I lavori iniziati lunedì scorso Il Comune vuole agevolare l’uso delle bici