Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Costa Ripagnola, la lite si sposta al Tar
Forzare la mano, per evidenti moti elettorali, fino al punto di innescare lo scontro tra amministrazioni. Ecco quanto determinato dalla Regione Puglia targata Michele Emiliano che, supportato dall’assessore al Paesaggio, Alfonso Pisicchio, e dalla super dirigente Barbara Valenzano, sono riusciti a portare la “vertenza” Parco di Costa Ripagnola al Tar. La giunta di Polignano a Mare, ha deciso.
Ovvero ha dato mandato all’avvocato Vittorio Triggiani di ricorrere al Tar per chiedere «un provvedimento cautelare al giudice amministrativo». Eppure, i segnali per evitare questo conflitto erano stati lanciati per tempo. Domenico Vitto, sindaco di Polignano a Mare nonché presidente regionale dell’Anci (voluto da Antonio Decaro) partecipando alla conferenza di servizi aveva chiarito che «non
ci sono ostilità nei confronti del Parco, perché è un valore aggiunto, ma ci sono problemi legati a una perimetrazione fatta male che nei fatti blocca lo sviluppo del territorio». Infatti, basta considerare che i tecnici regionali, supportati dalla politica, hanno elaborato una perimetrazione in cui figurano strutture turistiche su cui pendono ordini di demolizione o zone già lottizzate a ridosso del centro abitato. Ma la volontà di chiudere l’iter, forzando la mano con l’approvazione in Consiglio regionale, si scontra anche con la logica. Il parco si sviluppa su 13 chilometri di costa di cui 12 chilometri appartengono a Polignano a Mare e voler chiudere questa operazione con un conflitto è cosa alquanto singolare. Tuttavia, a una lettura più attenta dei fatti si comprende come le scadenze elettorali facciano miracoli. Un po’ come successo nella telenovela di Punta Perotti dove i cittadini di Bari (gli italiani l’hanno già fatto con la sentenza della Cedu) pagheranno per un abbattimento che non aveva presupposti. Gli attori di quella vicenda (a partire da Emiliano che era sindaco) si ritrovano in quest’ultimo procedimento come se la storia non abbia già fatto capire che il costo delle contrapposizioni lo paga solo il popolo. Nella delibera che innesca il ricorso al Tar c’è scritto: «La Regione Puglia con la delibera di giunta del 25 febbraio 2020 ha ingiustamente violato le norme sul giusto procedimento trascurando le proposte offerte dall’ente comunale e pertanto conculcando, illegittimamente, la relativa podestà in tema di pianificazione territoriale».