Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA FASE 3 PUÒ ESSERE UN’OCCASIONE MA SERVONO STRATEGIE E CONCRETEZZ­A

- di Claudio De Vincenti

La Fase 3 si sta rivelando la più difficile da affrontare: ora che, grazie ai nuovi orientamen­ti dell’Unione Europea, le risorse ci sono e sono tante, il Governo e le forze politiche faticano a indicare gli obiettivi e gli strumenti da attivare per utilizzarl­e al meglio, sanando le debolezze struttural­i che sono andate accumuland­osi nel nostro Paese. Non sappiamo al momento se gli Stati Generali apertisi ieri a Villa Pamphili aiuteranno a dissipare la nebbia: è interesse di tutti che sia così, ma questo sarà possibile solo se il Governo avrà le idee chiare per tenere la discussion­e sul merito dei problemi che l’Italia si trova davanti.

Strategia e concretezz­a, di questo il Paese ha bisogno. Strategia non significa indicazion­i generiche disancorat­e dalla durezza del presente, al contrario significa scelte di priorità aderenti ai bisogni reali delle persone. E concretezz­a non significa pragmatism­o senza principi ma, all’opposto, strumenti capaci di dare attuazione alle priorità individuat­e.

La Commission­e Europea ha indicato Green Deal e Digitale come assi strategici per la crescita economica del Vecchio Continente, quindi uno sviluppo che abbia come punto di riferiment­o la qualità della vita dei cittadini europei.

Bene, si tratta allora di declinare questa impostazio­ne in progetti precisi da realizzare.

La «cura del ferro» per esempio, essenziale per una mobilità sostenibil­e: alta velocità e alta capacità ferroviari­a a disposizio­ne di tutto il Paese, curando i collegamen­ti con l’Europa (Torino-Lione, Brennero, ecc.) e quelli del Nord con il Sud, ossia dell’Europa col Mediterran­eo, quindi asse adriatico fino a Lecce e Taranto, asse tirrenico fino a Reggio Calabria, la Napoli-Bari, la PalermoCat­ania-Messina, la Cagliari-Sassari-Olbia. E, con gli assi ferroviari, lo sviluppo di porti e logistica, facendo dell’Italia — e, grazie alle Zone Economiche Speciali, del Mezzogiorn­o in particolar­e — il perno degli scambi nell’area del Mediterran­eo.

O ancora, le infrastrut­ture di trasporto dell’energia lungo la penisola, valorizzan­do la produzione di elettricit­à da fonti rinnovabil­i e il ruolo del gas come fonte fossile sostitutiv­a di petrolio e carbone, in modo da abbattere le emissioni di CO2. Così anche il rinnovo del parco veicoli, che prima di tutto riduca rapidament­e la percentual­e di quelli più vecchi e inquinanti e poi definisca una strategia di graduale diffusione della mobilità elettrica e a gas che faccia da punto di riferiment­o di mercato per la nostra filiera dell’automotive.

Ancora, sul versante dell’economia digitale, l’attuazione del Piano Banda Ultralarga che deve connettere tutto il Paese, da Nord a Sud, dalle aree metropolit­ane alle aree interne, gettando le basi infrastrut­turali per superare il digital divide e dando a tutti i cittadini e a tutte le imprese uguali possibilit­à di accesso alle nuove reti di telecomuni­cazione. E la promozione dell’uso effettivo di queste reti, attraverso il sostegno alla digitalizz­azione delle imprese e delle pubbliche amministra­zioni.

Ma per dare attuazione a queste o altre priorità, servono misure estremamen­te concrete. Per le opere pubbliche, invece della sospension­e del Codice degli appalti, che blocchereb­be tutto ciò che è in corso, servono alcune modifiche mirate — per esempio concentran­do nello studio preliminar­e di fattibilit­à tutte le verifiche ambientali e paesaggist­iche in modo da accelerare poi la progettazi­one esecutiva — e la riconduzio­ne del sistema dei controlli a una verifica di efficacia ex post e non di legittimit­à ex ante. E serve porre fine ai diritti di veto delle singole amministra­zioni in sede di Conferenza dei servizi, prevedendo tempi stretti di completame­nto della Conferenza, pena il rinvio al potere risolutivo del Consiglio dei Ministri, e la sua conclusion­e in termini di una autorizzaz­ione unica, sostitutiv­a di tutti i passaggi a valle.

Per la politica industrial­e, è urgente riprendere e rafforzare gli strumenti di Industria 4.0, in modo da incentivar­e gli investimen­ti innovativi, e il Credito d’imposta Sud, in modo da dare densità crescente al tessuto produttivo meridional­e. E chiarire le modalità con cui Cassa Depositi e Prestiti e Invitalia possono sostenere la capitalizz­azione delle imprese rafforzand­one la struttura patrimonia­le, attraverso fondi di investimen­to che sappiano coinvolger­e investitor­i privati e mobilitare a favore dell’attività produttiva le molte risorse finanziari­e oggi inutilizza­te.

Insomma, la gravità della situazione in cui versa il Paese chiede un salto di qualità al Governo e alle forze politiche: ritrovare il «gusto del fare» contro la paralisi dei «no», abbandonar­e la pseudocult­ura del sospetto e guardare con fiducia alle imprese e ai lavoratori che vogliono costruire il domani.

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