Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Pop Bari: ricapitalizzare costerà 943 milioni Una voragine nei prestiti
Il 30 giugno l’assemblea si riunirà per votare la trasformazione in società per azioni Il via libera con 2 mila partecipanti online E sulle sofferenze il conto resta salato
BARI Le trattative sono terminate e ora è il tempo di numeri: la «nuova» Banca Popolare di Bari è pronta a effettuare un aumento di capitale dal valore di 943 milioni (compresi i 10 milioni per la ricostituzione del capitale minimo). Una montagna di soldi che, sommati ai fondi per coprire la perdite, arriva a definire un’operazione da 1,6 miliardi. La triste storia di un istituto di credito che per molti è stata trasformata in una miniera da svuotare trova occasione di riscatto nell’assemblea degli azionisti che si terrà lunedì 29 giugno (in prima convocazione) e martedì 30 giugno (in seconda).
All’ordine del giorno c’è la trasformazione in società per azioni. Ovvero la «riforma» necessaria per non mandare la banca in liquidazione, ridare speranza di rilancio e consentire agli obbligazionisti di non perdere i loro risparmi. Il «buco» complessivo accertato dai commissari straordinari, Enrico Ajello e Antonio Blandini, ammonta a 1,144 miliardi che sarà colmato integralmente da trasferimenti del Fitd (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) e Mediocredito Centrale. Nella cifra è anche contemplato l’azzeramento del valore del patrimonio precedente (con i relativi residui) e una tranche di 310 milioni già versati dal Fitd. Il tutto per un patrimonio netto negativo di 346,8 milioni. Ma l’aspetto più delicato è l’ammontare delle perdite dovute alle sofferenze. Si tratta di prestiti che non sono stati rimborsati; una cifra fuori controllo che è stata alla base del commissariamento deciso da Bankitalia il 13 dicembre scorso. Gli Npl (prestiti non performanti) ammontano a quasi 800 milioni e, sempre nel pacchetto legato alla trasformazione in società per azioni, è legata la cessione all’Amco, player che lavora nel settore, di crediti deteriorati pari a 2 miliardi. Il piano di salvataggio quindi passa per il via libera degli azionisti. Nella prima convocazione è richiesta la partecipazione della metà degli aventi diritto (circa 35 mila su 70 mila), mentre nella seconda lo statuto indica la soglia di un quarantesimo dei soci (poco meno di 2 mila partecipanti). È una sfida ampiamente alla portata visto che il numero dei soli obbligazionisti degli aumenti di capitale 2014-2015, che sono anche azionisti, è pari a 16 mila. Per loro una mancata chiusura dell’operazione comporterebbe la mancata restituzione di titoli del valore di 283 milioni. «Ma l’obiettivo - afferma Blandini - è di stimolare una partecipazione ampia. La nuova banca è una bella realtà che resta a operare nel segmento retail e supporta il territorio di riferimento. In più ci sono le competenze specifiche del Mediocredito Centrale in direzione delle piccole e medie imprese».
Nel pacchetto dell’assemblea, inoltre, c’è il riconoscimento di incentivi agli stessi azionisti che prenderanno parte alle operazioni di voto (in modalità telematica con delega di preferenza al rappresentante designato o in filiale): saranno distribuite azioni gratuite per un valore di 20 milioni e garantiti warrant nella misura di uno per quota in portafoglio. Quelli dell’emissione 2014-2015, inoltre, potranno usufruire di un pagamento di 2,38 euro ad azione per un ammontare stimato di 65 milioni. «Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto - conclude Blandini tenendo presente che in questa fase tutti hanno dovuto sostenere uno sforzo: dagli azionisti ai dipendenti. Ma l’obiettivo finale resta quello di consolidare la posizione della banca che è un motore importante di sviluppo di una comunità». Dal prossimo 30 giungo la Pop di Bari avrà una compagine formata in netta maggioranza dal Mediocredito centrale. Ma sarà finalmente «scalabile» chiudendo definitivamente l’era della famiglia Jacobini.
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Antonio Blandini Siamo contenti del risultato Ora c’è il rilancio