Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’uso politico dei monumenti non serve a riscrivere la storia
Dietro il furore iconoclasta c’è la retorica dei giorni della quarantena, quella del «nulla sarà come prima»
Dalle proteste a Londra contro la statua di Churchill, alla vernice a Milano lanciata contro quella di Indro Montanelli, alla Francia in cui il presidente Macron si oppone a chi criminalizza la storia coloniale del Paese. Questo furore iconoclasta che viene da lontano, con il revisionismo storico che spazia da destra a sinistra, non a caso si rafforza e riemerge nella stagione della pandemia.
Che c’entra il virus? Uno degli effetti del lockdown e della retorica sul «nulla sarà come prima», «saremo migliori», «nascerà un nuovo mondo» è la speranza catartica di un nuovo Inizio con una sorta di tabula rasa della storia. Questa illusione riemerge periodicamente con il sogno della «società perfetta», priva di macchie. In questa ottica, si gonfia la vena iconoclasta per distruggere simbolicamente personaggi del passato ritenuti «politicamente scorretti».
Un vizio ideologico di chi ritiene che la storia abbia un senso, una missione, una direzione. È l’impianto storicista, più o meno consapevole, che continua ad imperversare e a progettare una politica segnata dal sogno della società perfetta, pura e immacolata. Invece la storia è fatta di accidenti, di inciampi, di eventi non programmati che escludono un qualsiasi fine. Di tragedie e misfatti. Quindi, personaggi che hanno meritato un riconoscimento sociale vanno valutati e contestualizzati nel proprio periodo storico.
Ha senso tacciare di schiavismo coloro che si sono macchiati di questa infamia quando la vendita degli uomini era considerata naturale e accettata dagli Stati? E che dire della campagna contro Cristoforo Colombo? Con questa lente della storia va azzerata la democrazia degli antichi e buona parte della democrazia dei moderni. Dai greci ai romani al Novecento, il secolo delle ideologie.
Churchill ha contribuito alla vittoria della seconda guerra mondiale, senza cui le armate naziste avrebbero continuato ad imperversare in tutta Europa. Non è sufficiente per farne un eroe della libertà e della democrazia? Lo stesso discorso per un grande giornalista come Montanelli, reo di atti ingiustificabili con una dodicenne, durante la guerra in Etiopia. Con questo atteggiamento, se si va a caccia di misfatti, occorrerebbe fare tabula rasa della storia. Compresi i teorici e i politici contemporanei della «società dei muri». Alcuni dei quali sono al governo a varie latitudini. Dalla storia alla cultura al cinema.
Il film Via col vento è sotto attacco per una chiara ideolonuto gia razzista; ma allora che dire del recente omicidio di un afroamericano da parte di un agente bianco americano che ha dato il via a questa tempesta «riparatrice»?
Anche in Puglia, non mancano evidenti segnali del tentativo di riscrivere la storia: dal dibattito esploso qualche settimana fa per la cancellazione di una via cittadina intitolata allo scienziato Nicola Pende (al quale è dedicata un’aula dell’Università di Bari), accusato per avere firmato il «manifesto per la razza» contro gli ebrei durante il fascismo, oppure come è avvema in passato, a Copertino, con il tentativo di eliminare dalla toponomastica cittadina piazza Umberto I, via Re Galantuomo, via Vittorio Emanuele II, via Regina Margherita. Non c’è città pugliese che non abbia una strada dedicata ai re d’Italia.
Non se la passerebbe bene a Bari e in tanti altri comuni neanche Giulio Cesare che, con i criteri dei moralizzatori, passerebbe per un dittatore e conquistatore. Se poi la discriminante diventa la politica contemporanea, a Bari dovrebbero cercare una nuova intitolazione le vie dedicate a Lenin, a Che Guevara, in diversi comuni pugliesi ci si imbatte in vie dedicate a Giorgio Almirante, storico leader neofascista; a Bari, dovrebbe essere rinominato il lungomare di Crollalanza (c’è anche una statua), ministro dell’epoca fascista, che torna ripetutamente nei ricordi di una parte dei baresi.
Ma è questo crinale insidioso che sembra una eredità del romanzo 1984 di Orwell, in cui venivano cancellati i dirigenti comunisti caduti in disgrazia. I destri potrebbero chiedere di cancellare le vie dedicate a Togliatti e Berlinguer, presenti in numerosi comuni pugliesi; e i sinistri metterebbero nel mirino Pinuccio Tatarella, storico leader post-fascista poi divenuto il «ministro dell’armonia», al quale a Bari è dedicato un asse strategico della viabilità cittadina.
Speriamo che a nessuno venga in mente di inoltrarsi in un derby tra Berlinguer e Tatarella perché in tal caso la storia si trasformerebbe in farsa.