Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Trapianto di rene col paziente sveglio
L’intervento chirurgico eseguito al Policlinico di Bari. Stanno entrambi bene
Imedici del Policlinico di Bari hanno eseguito un trapianto di rene su un uomo di 59 anni. Il paziente è stato operato da sveglio. L’organo è stato donato dalla moglie. L’operazione è stata eseguita dall’equipe del professor Michele Battaglia.
BARI Una seconda possibilità di vita gliel’ha concessa sua moglie, tre anni più giovane di lui, compagna di vita da 38 anni. Una seconda possibilità concretizzata dall’equipe del professore Michele Battaglia, del Policlinico di Bari, che ha trapiantato il rene della donna nel corpo del marito, con un intervento destinato a rimanere nella storia della struttura ospedaliera barese. Quello effettuato su un uomo di 59 anni, originario di Altamura, è infatti il primo trapianto di rene eseguito nella clinica pugliese su paziente sveglio, ossia non sottoposto ad anestesia generale. Una novità ma anche una affermazione di eccellenza nella trapiantologia che ha visto impegnate due giovani anestesiste rientrate in Puglia dopo anni di studio e specializzazione fuori regione.
Una storia in cui ogni passaggio ha un lieto fine: l’intervento è perfettamente riuscito. Il paziente e la generosa donatrice sono in buone condizioni di salute. Appena terminato l’intervento l’uomo ha rivolto il suo primo pensiero a sua moglie. Era preoccupato delle sue condizioni di salute. La donna, dal canto suo, era felice di aver regalato a suo marito una seconda possibilità di vita. Un gesto spontaneo, non richiesto.
A completare l’opera è stato il direttore della unità operativa complessa di urologia e trapianto di rene dell’azienda universitario ospedaliera Policlinico di Bari, il professore Michele Battaglia, e le anestesiste Miriam Varvara e Claudia Piacente, entrambe poco più che trentenni. Due eccellenze laureatesi in Medicina nell’Università di Bari che hanno scelto di mettere a servizio della propria terra la propria formazione. Per effettuare l’intervento il paziente è stato sottoposto a un’anestesia spinale neuroassiale.
«Si tratta di una tecnica che produce vantaggi notevoli», spiegano le due dottoresse. «La ripresa del paziente è più agevole e, non venendo intubato, riesce a respirare meglio. Inoltre sono esclusi gli effetti collaterali che producono gli anestetici oppioidi come la nausea, il vomito e la paralisi intestinale». Altri benefici della nuova tecnica, come spiega il professore Battaglia, sono legati all’alimentazione del paziente che può da subito riprendere a mangiare e a bere autonomamente. Una circostanza che permette di ridurre anche la degenza post operatoria in reparto.
Il Policlinico di Bari è uno dei quattro maggiori centri italiani nei quali è possibile effettuare trapianti di rene da vivente. Una particolarità che consente di inserire l’azienda universitaria ospedaliera barese tra le eccellenze italiane, sempre attive, anche durante il periodo dell’emergenza sanitaria.
«Non ci siamo mai fermati. Anche durante i mesi dell’emergenza Covid abbiamo eseguito una decina di trapianti e adesso stiamo sperimentando nuove tecniche con un team di giovani anestesiste dedicate alla trapiantologia» sottolinea il professore Battaglia.
Non potrebbe esistere una seconda possibilità di vita se, però, dovessero mancare i donatori. Lo scorso anno in Puglia sono stati effettuati 103 trapianti, il dato più alto negli ultimi quindici anni ma la tendenza sembrerebbe aver subito una frenata.
Un 59enne L’operazione è stata eseguita su un paziente di Altamura di 59 anni