Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Mille euro al mese per le soffiate al boss» Due carabinier­i in cella

I militari arrestati dagli stessi colleghi percepivan­o dai Di Cosola mille euro al mese Davano informazio­ni anche sui controlli Il sindaco Depalma: «Fiducia nell’Arma»

- Di Bisceglie

Due carabinier­i sono stati arrestati a Giovinazzo con l’accusa di aver passato - in cambio di mille euro al mese - informazio­ni riservate sulle indagini per favorire il clan Di Cosola. L’operazione è stata eseguita dai carabinier­i del nucleo investigat­ivo del comando provincial­e di Bari. Arrestati anche un commercian­te e un noto esponente del clan Di Cosola. Alla cosca sarebbero state passate non soltanto notizie sulle indagini, ma anche verbali di dichiarazi­oni di pentiti e i turni di servizio dei carabinier­i.

BARI Era sufficient­e sborsare denaro o fornire alcune regalie per ottenere informazio­ni riservate, soffiate, compiere atti contrari al proprio dovere di ufficio o anche sempliceme­nte ritardare degli atti pur di agevolare alcuni esponenti del clan Di Cosola, organizzaz­ione criminale che ha sue ramificazi­oni anche nel comune di Giovinazzo. Un modo questo per controllar­e ciò che c’era da controllar­e e per guadagnars­i l’immunità. Questo è quanto hanno ricostruit­o i carabinier­i del nucleo investigat­ivo del comando provincial­e di Bari, coordinati dalla direzione distrettua­le antimafia del capoluogo, nell’ambito di una inchiesta che ha portato all’arresto di due appuntati dell’Arma dei carabinier­i, in servizio nella caserma di Giovinazzo, di un commercian­te e di un noto esponente del clan Di Cosola. Il blitz è scattato all’alba di ieri e ha visto impegnati molti uomini.

I due carabinier­i sono gli appuntati Antonio Salerno e Domenico Laforgia. Con loro in manette il commercian­te Gerardo Giotti e il referente del clan Mario Del Vecchio. Ad eseguire le ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dal gip barese Marco Galesi, su richiesta del pm Federico Perrone Capano, sono stati gli stessi colleghi del comando provincial­e di Bari. Le accuse sono molto pesanti: gli arrestati rispondono a vario titolo dei reati di partecipaz­ione, organizzaz­ione e concorso esterno in associazio­ne mafiosa. I due carabinier­i, inoltre, sono ritenuti responsabi­li in concorso di corruzione in atti giudiziari e rivelazion­e del segreto di ufficio. Secondo quanto ricostruit­o dagli inquirenti, l’esponente di Giovinazzo del clan Di Cosola, attraverso l’interessam­ento del commercian­te, sarebbe riuscito ad ottenere dai militari alcune informazio­ni relative a operazioni di polizia giudiziari­a e ad indagini in corso. Il gancio riusciva persino ad ottenere i dettagli sui turni di servizio dei carabinier­i, sugli orari in cui si sarebbero svolti i controlli nei confronti di affiliati sottoposti a misure di restrizion­e. E non finiva qui: i militari si spingevano sempre oltre. E infatti è stato documentat­o che in tre occasioni, inoltre, l’esponente del gruppo criminale avrebbe anche ottenuto dei documenti informatic­i e cartacei con registrazi­oni e verbali di dichiarazi­oni rese dai collaborat­ori di giustizia. Il clan pagava i carabinier­i 1000 euro al mese, poi ridotti a 500. Secondo la Procura, i due militari avrebbero ottenuto almeno 400 mila euro oltre vari regali. «Si tratta di fatti gravissimi», dice il comandante provincial­e dei Carabinier­i, il colonnello Fabio Cairo. «L’operazione, tuttavia, rivela la volontà da parte dell’amministra­zione di fare luce anche sui fatti che avvengono al proprio interno, tutelando il lavoro di migliaia di carabinier­i onesti che svolgono il proprio lavoro nel silenzio» aggiunge. E specifica: «Non siamo dinanzi ad una sentenza ma ad un provvedime­nto, benché comunque assunto su fatti di natura molto grave».

Choc a Giovinazzo ma resta la fiducia nelle forze dell’ordine. «Confidiamo nelle indagini della magistratu­ra per far luce su questa gravissima vicenda e debellare da Giovinazzo le infiltrazi­oni dei clan mafiosi», ha riferito il primo cittadino Tommaso Depalma. «L’indagine riguarda anche due carabinier­i ma è altrettant­o vero che sono stati altri carabinier­i a far partire le indagini. Questo a maggior riprova che l’Arma è capace di affrontare questa situazione a tutela dell’onorabilit­à dell’istituzion­e e della grande fiducia di cui gode tra la gente a partire dal sottoscrit­to» ha concluso il sindaco di Giovinazzo.

Fabio Cairo Fatti gravi sui quali abbiamo fatto chiarezza

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I carabinier­i sono impegnati a tutto campo nella lotta alla criminalit­à
In prima linea I carabinier­i sono impegnati a tutto campo nella lotta alla criminalit­à
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