Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Era positivo, si sentì male sul lavoro: va in procura

- Cesare Bechis

Essere accompagna­ti a casa con un taxi, da semplice operaio, non è da tutti. Ma Fabio Peluso, addetto agli impianti di ossigeno (Pgt) di Arcelor Mittal a Taranto, c’è riuscito. Peccato che la notte del 28 marzo scorso, mentre era di turno in reparto, fosse in piena sindrome da Covid19. Era svenuto, aveva febbre e un malessere generale. Nell’infermeria dello stabilimen­to siderurgic­o fu visitato e rimandato a casa, appunto in taxi, che certo non aveva chiamato lui. Ora ha presentato, tramite l’avvocata Gina Lupo, un esposto in Procura perché venga fatta chiarezza sull’episodio. Fabio, a casa, svenne una seconda volta e chiamò il 118. All’ospedale Moscati lo trovarono positivo al tampone con una diagnosi di polmonite interstizi­ale. È rimasto ricoverato fino al 9 aprile. Ieri, durante un incontro con la stampa, ha annunciato l’esposto in Procura. «Non puntiamo il dito contro nessuno – spiega l’avvocata Lupo – e non mettiamo in dubbio che l’azienda abbia seguito i protocolli previsti. Però riteniamo anomala la vicenda e anomalo il mezzo di trasporto. Il lavoratore e la sua famiglia sono stati indicati come untori sui social. A una mia lettera di richiesta chiariment­i l’azienda ha fornito una risposta molto generica». Peluso commenta di essersi sentito abbandonat­o: «Mi hanno dato del bugiardo, affermando che avevo reso false dichiarazi­oni. Nei giorni a seguire, poi, sono stato letteralme­nte abbandonat­o, nessun riscontro dall’azienda, nemmeno un aiuto verso la mia famiglia».

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