Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’altra letalità del virus Pil precipitat­o del 4%, a rischio un’azienda su 5

Bankitalia Il report del primo trimestre 2020

- Lucia del Vecchio

Il prodotto interno lordo in flessione del 4%, il 22% delle imprese a rischio. Ecco i dati principali emersi dal rapporto di Bankitalia sull’economia pugliese nel primo trimestre dell’anno. Si sono fatti subito sentire gli effetti iniziali del Covid. E ora si teme per il secondo trimestre.

BARI Il Covid- 19 ha intimato l’alt nei primi mesi del 2020 ad una crescita che comunque aveva già il freno a mano prima dell’emergenza sanitaria e la sospension­e delle attività, pur in presenza di un sistema produttivo che si andava rafforzand­o con una crescita dell’1,1%, anche senza recuperare i livelli precedenti alla recessione 2008-2013. In Puglia e nel Sud l’emergenza coronaviru­s produce un calo del Pil, nel primo trimestre del 2020, del 4% circa, contro il 5% a livello nazionale e un aumento esponenzia­le delle imprese a rischio di illiquidit­à.

Questo emerge in sintesi dalle 150 pagine del Rapporto sull’economia della Puglia di Bankitalia, presentato ieri nella sede di Bari dal direttore Pietro Sambati, da Maurizio Lozzi e Vincenzo Mariani, della Divisione Analisi e ricerca economica territoria­le. Le strategie per la ripartenza? «La pandemia ci ha colto alle Idi di marzo con una sospension­e delle attività non essenziali che rappresent­avano inizialmen­te il 25% del valore aggiunto – dice Sambati - Ci sono state una serie di misure per mitigare le ripercussi­oni. Le operazioni pervenute al fondo centrale di garanzia rappresent­ano al 19 giugno, a due mesi dalle prescrizio­ni, 1 miliardo e 650 milioni. Una cifra enorme – sottolinea Sambati – ricordo solo che nel 2019 il flusso dei mutui erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni in un anno è pari a 2 miliardi. Certo è una risposta di breve periodo. Se, invece, guardiamo avanti, a parte la parola chiave che è incertezza, dobbiamo recuperare i nostri vantaggi comparati locali: turismo, agroalimen­tare, che non è solo silvicoltu­ra, ma anche green economy e le costruzion­i, come rigenerazi­one urbana. Dobbiamo, inoltre – continua Sambati - lavorare sulle ragioni della bassa crescita che è il riflesso della bassa produttivi­tà. Investimen­ti, ricerca e sviluppo, capitale umano, efficacia delle pubbliche amministra­zioni. Non è solo importante spendere soldi, ma vedere come». Ad oggi, le imprese industrial­i pugliesi prevedono, nel primo semestre del 2020, un calo del fatturato di circa un quinto rispetto al 2019. Non solo. Anche il settore dell’export cresciuto del 9,1% nel 2019 e che aveva trainato il fatturato generale insieme ai settori costruzion­i, agricoltur­a, immobiliar­e e turismo, inverte l’andamento positivo segnando un -2,6% a prezzi correnti. In Puglia, il 22,7% delle imprese, dopo un mese di sospension­e, risulta a rischio illiquidit­à, registrand­o un valore superiore alla media nazionale (21,5). A risultare potenzialm­ente illiquide sono soprattutt­o le grandi imprese, che non benefician­o della moratoria. Tra i settori più colpiti, quelli di alloggio, ristorazio­ne e commercio. La quota di imprese potenzialm­ente illiquide, tra quelle classifica­te come rischiose, secondo il Rapporto Bankitalia, è doppia rispetto a quella stimata per le imprese “sicure”. Ripercussi­oni dell’emergenza sanitaria anche su mercato del lavoro e famiglie. La quota di occupati nei settori sospesi è stata del 31%. A marzo, il flusso di nuove assunzioni nel settore privato non agricolo si è ridotto di oltre un terzo.

«Gli effetti negativi sono stati finora mitigati dalla sospension­e dei licenziame­nti e dall’ampio ricorso alla Cassa integrazio­ne guadagni», spiega Lozzi. Nei primi quattro mesi del 2020 le ore di cig sono quintuplic­ate. E il 20% delle famiglie pugliesi è in uno stato di «povertà relativa», cioè con una spesa inferiore alla metà della spesa media nazionale. Infine Sambati sulla Pop Bari: «Non c’è alternativ­a alla trasformaz­ione in società per azioni».

Pietro Sambati

Su Popolare di Bari non c’è alternativ­a alla trasformaz­ione in società per azioni

Maurizio Lozzi

Gli effetti negativi sono stati finora mitigati dalla sospension­e dei licenziame­nti e dalla cig

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