Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La rivincita attesa per 15 anni dalla ex protesi di Berlusconi
Dopo il ko di misura con Vendola l’ex ragazzo prodigio torna in pista
BARI Raffaele Fitto è il frontman del centrodestra per contendere la Regione al presidente uscente Emiliano, alla rappresentante del M5S, Antonella Laricchia e a Mario Conca, ex grillino. In attesa di altri competitor. Raf rappresenta, dopo Pinuccio Tatarella, il politico pugliese di centrodestra di maggiore peso e prestigio degli ultimi vent’anni. Nutrito a “pane e politica”, il papà Salvatore presidente della Regione morì in un incidente automobilistico, è immesso subito in un corso accelerato della “cosa pubblica”. È il suo destino. Ma il giovanissimo Fitto ci mette un po’ a carburare. A scuola va tra alti e bassi, con l’estate trascorsa, in alcuni casi, sui libri. Tifoso della Juventus, gioca, giochicchia, pare pure benino, una passione che non perde con gli anni e con il peso. Ma su quest’ultimo aspetto è meglio non stuzzicarlo. Si laurea in giurisprudenza, ma non ha mai esercitato. Alla prima elezione regionale, nel 1990, ottiene 70mila voti, ed è nominato assessore al turismo. Di lì, la sua vita politica è un crescendo: prima vicepresidente della Regione, poi è eletto presidente (il più giovane d’Italia).
Le sue battaglie sul federalismo solidale e sulla riforma ospedaliera segnano il suo mandato. Nel bene e nel male. Sul primo fronte, fa da argine alla Lega nordista; sul secondo, tenta di razionalizzare il sistema e si mette nei guai. Perde la partita contro Vendola, che con la sua affabulazione, riesce a spostare sulle posizione di sinistra-sinistra pezzi della borghesia pugliese. Diventa ministro degli Affari regionali e poi europarlamentare, con 284mila preferenze. Dal punto di vista giudiziario incappa in un’inchiesta su “la Fiorita” (assolto in appello) e in un’altra sul fallimento Cedis: rinuncia alla prescrizione e viene assolto. Ma resterebbero aperti procedimenti in sede civile della Regione contro Fitto per risarcimento del danno che, se non risolti – è circolato anche questo in ambienti a lui avversi - potrebbero causare in caso di elezione, problemi di incompatibilità. Tesi, questa, smontata da Francesco Paolo Sisto.
Il percorso politico di Fitto rappresenta il tentativo di andare oltre la dimensione regionale. Così da “protesi” di Berlusconi, come lo definì il Cavaliere, Fitto inizia a “giocare in proprio”: critica il “patto del Nazareno”, l’intesa tra Renzi e Berlusconi, chiede di utilizzare le primarie per la scelta del quadro dirigente. Non tira aria. Nel 2015 lascia Forza Italia e il Ppe. Gelido Berlusconi: «Siamo felici, ci ha tolto un peso». Dopo alterne vicende fonda il gruppo “Conservatori e Riformisti” che aderisce al gruppo europeo, diretto allora dall’inglese Cameron. Di lì nasce poi Direzione Italia, e successivamente, dà vita a “Noi con l’Italia”, che alle politiche del 2018 si presenta come la “quarta gamba” del centrodestra. Non va bene, è il punto più basso del percorso politico di Fitto. Per alcuni, sembra la fine della sua parabola politica. Di lì matura la svolta, con l’adesione a Fratelli d’Italia.
Sono mesi in cui Fitto torna a girare la Puglia, a ricostruire vecchie reti di relazioni. E così alle ultime europee ottiene quasi 90 mila voti, e diviene co-presidente del gruppo dei conservatori europei. Gli avversari gli rimproverano un doppio volto: quello del presidente regionale che concede il patrocinio alla manifestazione del gay pryde a Bari, e l’altro, quello opposto con il passaggio a un partito sovranista che si fonda sulla triade “patria, famiglia, chiesa”. Ma lui va oltre, e chiede di essere giudicato non per la casacca politica, ma per le capacità amministrative. Ora ci riprova alla Regione, anche perché la sconfitta contro Vendola per appena 14mila voti non l’ha mai digerita.
La parabola Centrista, quindi fedelissimo di Berlusconi che lo definì la sua «protesi» Poi lo strappo con il Cavaliere e il salto in Europa con un altro boom di voti