Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I presidi bocciano il governo «Ha scaricato la patata bollente»
Asettembre si ritornerà in classe. Il ministro della Pubblica istruzione, Lucia Azzolina, sta lavorando su alcune linee guide che tra l’altro prevedono una suddivisione delle classi in piccoli gruppi, l’utilizzo di spazi alternativi alle aule, lo svolgimento delle attività didattiche al sabato e nel pomeriggio e la continuità o alternanza tra la didattica in presenza e quella a distanza. Le misure anti-Covid non piacciono a presidi e dirigenti scolastici pugliesi che auspicano una rivisitazione delle linee guida. «Così si scaricano le responsabilità su di noi e gli enti locali», hanno detto in coro. E i sindacati auspicano l’arrivo di più risorse per garantire la sicurezza.
BARI La speranza, almeno tra gli addetti ai lavori, è che le linee guida sulla ripresa delle attività scolastiche di settembre possano essere rivisitate prima di finire sul tavolo della Conferenza unificata. La nuova normalità ipotizzata dalla ministra Lucia Azzolina è, secondo il parere concorde di molti dirigenti scolastici, difficile da poter realizzare in pochi mesi e senza una presenza massiccia dello Stato come guida nella riorganizzazione del concetto di scuola.
I dirigenti scolastici dovranno pensare ad una nuova scuola che preveda, tra le altre novità, una suddivisione delle classi in piccoli gruppi, l’utilizzo di spazi alternativi alle aule, lo svolgimento delle attività didattiche al sabato e nel pomeriggio e la continuità o alternanza tra la didattica in presenza e quella a distanza. Un modello che coinvolgerà le scuole di ogni ordine e grado, dalla scuola dell’infanzia sino all’ultimo anno delle superiori. Ogni indirizzo, tuttavia, ha le sue peculiarità e, per molti dirigenti scolastici la riorganizzazione diventa un vero problema.
«Hanno scaricato la patata bollente su presidi ed enti locali», commenta il professor Giovanni Magistrale, dirigente del Liceo Scientifico «Scacchi» di Bari. Una delle parole chiave scelte, infatti, nella redazione della bozza delle linee guida è, infatti, il termine «autonomia scolastica». «Un modo per affidare la totale responsabilità delle scelte sui dirigenti», afferma concorde la professoressa Mariagrazia Campione, dirigente dell’istituto comprensivo «Mariano Fermi» di Andria che si compone di ben sei plessi scolastici.
Prima di attivare l’ingegno alla ricerca di soluzioni che siano in linea con le richieste del ministero, i presidi temporeggiano, attendono l’ok definitivo. «Gli istituti soffrono di una carenza notevole a livello strutturale, per cui mettere in atto il distanziamento così come ipotizzato, è un serio problema», fa notare Angela Adduci, dirigente dell’istituto superiore «OrianiTandoi» di Corato che, oltre al liceo classico propone anche il corso alberghiero. Una scuola che fonda la sua offerta formativa sui laboratori e le cucine e pertanto difficile da ipotizzare all’esterno.
«Suddividere le classi significa poter disporre di spazi che non abbiamo. E l’utilizzo di altri luoghi, magari comunali, per lo svolgimento delle attività didattiche, potrebbe non essere sufficiente o non garantire la sicurezza per personale e studenti», spiega ancora la professoressa Campione. Un pensiero condiviso dal collega Magistrale: «Il Liceo Scacchi, ad esempio, è allocato in centro, in una struttura tutelata e senza spazi esterni. Qualsiasi soluzione, almeno per il mio istituto, è impraticabile».
Ad Andria, ormai da anni, le scuole si sono organizzate nel consorzio Comunità Istituzioni Scolastiche Andriesi, mettendosi in rete e parlando una sola voce. «Il primo passo che faremo sarà la richiesta di una conferenza di servizi con l’ente locale per studiare una forma di sinergia», confida Mariagrazia Campione non nascondendo una certa apprensione per la nuova sfida. Per pensare ad una nuova scuola è necessario pensare a nuovi finanziamenti. È questo il pensiero di Claudio Menga, segretario generale Flc Cgil Puglia. «Se non ci sono risorse non sarà possibile affrontare con tranquillità e sicurezza il nuovo anno scolastico», spiega il sindacalista, ponendo l’attenzione sull’esigenza di un allargamento della pianta organica di docenti, amministrativi e personale di servizio per far fronte alle nuove esigenze. «Di quanti soldi potremo disporre? Di quanto personale? Occorre rispondere a queste domande» pungola.
«Le scuole da sole non possono operare. In una situazione così difficile c’è la necessità della presenza delle altre istituzioni che, purtroppo, vediamo sempre più distanti», si sfoga la dirigente Adduci. La didattica a distanza, grande novità del periodo del lockdown, sembra ora essere una soluzione. «L’unica strada praticabile in alternanza con la didattica in presenza», conferma il professor Magistrale. Per i più piccoli, però, la situazione si complica: «Hanno bisogno del contatto», fa notare la dirigente Campione. Quest’oggi i rappresentanti del mondo scolastico incontreranno l’ufficio scolastico regionale. Un piccolo passo verso il nuovo anno scolastico.
Giovanni Magistrale Hanno scaricato la patata bollente su presidi ed enti locali
Claudio Menga Senza fondi non sarà possibile affrontare il nuovo anno scolastico