Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SMART WORKING, IL GRANDE ALIBI
Si scrive smart working, si traduce great apology. L’assoluzione che aspettava gran parte della pubblica amministrazione e che il Covid-19 le ha servito su un vassoio. Specie in Puglia, dove la ripartenza è così rarefatta e intangibile che l’intercalare di chi avrebbe bisogno di una pratica, di una visita medica o di un certificato è «se ne parla a settembre». Già, perché parlarne proprio adesso. Adesso che anche il ministro Fabiana Didone ha esorcizzato il demone del rientro, posticipandolo a tempo indeterminato. Adesso che l’amministrazione pubblica su scala regionale – storicamente tra le più inefficienti del Paese – è stata autorizzata all’auto amnistia.
Dentro la distorta interpretazione dello smart working all’italiana, sarebbe utile occuparsi dello smart working pugliese: un condono che ha definitivamente eretto un muro tra responsabilità e sollievo, tra coscienza civile e indole truffaldina. Dati alla mano la Puglia è tra le regioni che meno hanno subito l’emergenza, ma la tolleranza e i provvedimenti necessari nei luoghi in cui la pandemia ha fatto danni (veri, cioè morti e disperazione) sono ugualmente diventati tutele sindacali, rivendicazioni contrattuali, talvolta insopportabili abusi (alcuni dipendenti pubblici hanno chiesto il rimborso dell’energia elettrica e del collegamento internet, perché lavorando da casa hanno prodotto un considerevole risparmio per l’amministrazione da cui dipendono). Si pensi agli uffici statali e parastatali, al personale impiegato nei posti da cui dipendono le sorti della ripartenza stessa – su tutti le banche, che servono i clienti su appuntamento e quasi con diffidenza –, agli ambulatori medici, alle scuole elementari e medie (con pagelle basate sulla didattica a distanza senza averla mai praticata) e alle università territoriali (che avrebbero dovuto gettare il cuore oltre l’ostacolo invece si sono trincerate dietro il solito cinismo: siamo chiusi perché così ci hanno detto di fare).
In una regione dall’alto tasso di speculazione istituzionale, il rischio che lo smart working diventasse un alibi era elevato. Si sapeva e così è stato, con modalità indegne di una terra con un passato come il nostro. Intanto, il lavoro che comunque doveva essere svolto, è ricaduto su chi un senso del pudore e del sacrificio ce l’ha sempre avuto, anche prima dell’emergenza. Che ne sarà dei tanti discepoli della great apology? Tutti promossi, perché la prova a cui sono stati sottoposti è stata davvero ardua: stare collegati e nel frattempo governare il sugo sui fornelli, altro che Resistenza. A questi eroi della Puglia ogni onore e gloria. Agli infermieri e il personale sanitario, che di smart working non ha mai sentito parlare, invece un aumento di stipendio dal prossimo scatto. Forse 50 euro lorde, nel 2025.