Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
CHI VUOLE IL BENE DEL SUD
Le scadenze elettorali impongono scelte e compromessi, anche dolorosi o contro natura. L’importante è vincere, creare condizioni per un’alternanza o per garantire la continuità del governo uscente. Piaccia o meno, queste sono le regole del gioco democratico e, come diceva Montanelli, ci si può anche turare il naso e scegliere il meno peggio. Queste osservazioni sarebbero scontate, se non ci trovassimo nel pieno dell’emergenza economica, sociale e sanitaria provocata dal coronavirus, cui si sommano danni collaterali ancora non del tutto stimati (licenziamenti, calo del Pil, crisi familiari, decine di migliaia di interventi chirurgici e terapeutici rinviati, la catastrofe della scuola e del turismo) e che, per quanto riguarda il Sud, si sovrappongono a ritardi endemici e problematiche recenti (un esempio per tutti, la devastazione degli uliveti pugliesi a causa della xylella, colpevolmente lasciati in balia di veti incrociati, populismo ecologico, insipienza di chi aveva il dovere di decidere).
Di fronte all’emergenza, Angela Merkel - una leader che sempre difeso le regole di bilancio europeo, che ha spesso anteposto interessi tedeschi a interessi europei, che in tante occasioni si è distinta per prudenza e attendismo - ebbene, la Kanzlerin ha fatto una inattesa inversione a U, ha rotto ogni indugio e messo sul tavolo contributi straordinari in nome della «solidarietà europea», tendendo la mano in particolare ai Paesi più deboli, più colpiti dall’epidemia, con il debito pubblico più alto.
«Servono sovvenzioni, non prestiti», ha detto chiaramente, con la speranza che i soldi sul tavolo vengano presi al più presto e spesi bene.
Angela Merkel non si è preoccupata più di tanto del proprio elettorato (notoriamente sospettoso quando si tratta di aiutare gli europei del sud, i “Paesi cicala”), non ha guardato alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni, ha dimostrato che una destra popolare, liberale, autenticamente europea, può vedere crescere il consenso e vincere senza bisogno di inseguire sirene populiste.
La Merkel, che oggi assumerà la presidenza di turno del Consiglio europeo, ha detto ai quattro venti che cosa è necessario fare. Non per volontà egemonica, ma per salvare l’Europa, nell’interesse di tutti. Non è più tempo di scherzare con il fuoco.
Detto questo, una politica che voglia assumere responsabilità di governo dovrebbe avere ben chiara la drammaticità del momento, mettendo un po’ da parte ambizioni di gruppo, di partito, di leader, di coalizione. Questo vale
per il Paese, ma vale anche di più per il Sud, che non può assolutamente sprecare la grande occasione di rinascita e sviluppo grazie al sostegno di un enorme flusso di denaro sotto forma di prestiti a bassissimo tasso e finanziamenti a fondo perduto.
Non è questione di alleanze per la vittoria, ma di programmi e impegni che gli elettori dovranno valutare, con la speranza che siano mantenuti. Non è questione di coalizione A contro coalizione B, ma di responsabilità verso milioni di cittadini. Onestà intellettuale mi costringe ad aggiungere che a mio giudizio il rifiuto del finanziamento Mes per spese sanitarie (oltre 12 miliardi alle regioni del Sud) mi ricorda quel tipo che per fare dispetto alla moglie...
Ma a prescindere dall’opinione di chi scrive, è doveroso pretendere chiarezza di scelte e di progetti per il futuro delle regioni meridionali. L’elenco dei mali e dei problemi è noto a tutti. Verrebbe a noia ripeterlo, se non fosse utile ricordarlo alla classe politica affinché indichi almeno delle priorità e si impegni a rispettarle: sviluppo e promozione turistica (con una comunicazione, soprattutto all’estero, degna dell’infinito potenziale culturale e paesaggistico), lavoro per i giovani, sostenibilità ecologica, agroalimentare, rete digitale e ovviamente sanità pubblica. Troppo facile concludere che su questi punti sono tutti d’accordo. Qualcuno dovrà dirci come e con quali soldi.