Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Da Noci a Ruvo, il ricordo del «pugliese» Keith Tippett
Roberto Ottaviano parla del musicista di Bristol scomparso qualche giorno fa. «Amava i suoni della nostra terra. Ci ha insegnato a sperimentare»
«Keith amava la campagna pugliese. Abbiamo trascorso giornate nella zona di Alberobello e Noci parlando del jazz e il rock inglese della sua gioventù. Non pensava che uno nel sud Italia amasse così tanto quella musica». Roberto Ottaviano, celebre sassofonista barese, non potrà oggi essere a Londra alle esequie, limitate ai familiari stretti, del grande pianista Keith Tippett. Allora farà un brindisi, dirà una preghiera, accenderà una candela come ha chiesto Inca Dawn, figlia di Tippett e di Julie Driscoll, la potente voce pop divenuta, in coppia con il marito, una raffinata sperimentatrice di suoni di frontiera.
«La prima volta che ho visto Keith in Puglia è stato negli anni Settanta per un concerto di piano solo. Divoravo la sua musica: dalle collaborazioni con i gli esuli sudafricani a quelle con i King Crimson». Senza il suo apporto a dischi immaginifici come In the wake of Poseidon, Lizard, Islands, quando i Crimson erano le idee di Robert Fripp sviluppate da jazzisti di cui Tippett era la punta di diamante, una delle più originali esperienze del rock non esisterebbe.
«Ricordo, in macchina verso Foggia quasi al tramonto, una trasparenza nelle sue pupille come di un’aquila che guardava lontano» ricorda Ottaviano. «Keith aveva una carica fortemente sensitiva che captai subito nella sua musica. Gli appuntamenti in Puglia divennero più frequenti. Venne con il quintetto di Elton Dean. Poi, molti anni dopo, partecipò a un progetto dedicato ad artisti sudafricani con musicisti tutti punon gliesi. Venne con Louis MoholoMoholo e Julie. Portò alcuni brani e arrangiamenti. Altri li feci io. Incontrò Pino e Livio Minafra, le Faraualla, Vittorino Curci. A suo modo era un musicista militante: il suo impegno affinché la musica fosse un elemento dello show business era molto forte».
Fripp, nel 1971, gli offrì di condividere i King Crimson. Ma Tippett preferì inseguire «la musica come estensione della sua profonda sensibilità, della sua grandissima umanità». E a Fripp non restò che produrre l’unico doppio album dei Centipede, una big band di cinquantaquattro elementi ideata da Tippett. La suite Septober energy si concludeva con il coro che ripeteva il testo idealista di Julie Tippetts: «Unite for every nation, unite for all the land, unite for liberation, unite for the freedom of man».
Una versione ridotta a venti musicisti pugliesi produce nel 2004, per l’etichetta Ogun, l’album Viva La Black live at Ruvo accreditato a Keith Tippett, Julie Tippetts, Louis Moholo-Moholo & Canto Generàl. «Mi affidò un mio sogno di ragazzo: il solo leggendario che fu di Elton Dean nel quarto movimento di Septober energy. Mi disse di seguire il mio istinto e non preoccuparmi dei tempi. Ne venne una sorta di cavalcata di cui vado fiero».
Un altro pugliese, il percussionista Lino ‘Capra’ Vaccina, condivide con Tippett, Julie e Paolo Tofani A mid autumn’s night dream, l’ultimo album pubblicato un anno fa da Dark Companion. Conclude Roberto Ottaviano: «Keith è stato un personaggio contemporaneo ai suoi tempi: un musicista completo che ha lasciato, nei concerti e nei dischi, delle enormi suggestioni che appartengono anche alle nostre latitudini».