Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Processo in Italia per i due marò Girone: porterò mia figlia a Parigi

La figlia del tarantino Latorre: qualcuno chieda scusa

- Di Fabio Postiglion­e

Il tribunale internazio­nale dell’Aja ha sciolto la riserva e salvato i due marò pugliesi. La Corte ha stabilito che Salvatore Girone e Massimilia­no Latorre «sono immuni e devono essere processati in Italia»

per aver ucciso in India due pescatori. «Una ingiustizi­a nei nostri confronti ma adesso siamo liberi. Porterò mia figlia a Parigi», il commento di Girone. Post su Facebook della figlia di Latorre: «Ora chiedano scusa».

BARI «Sono stato quasi incredulo. Aspettavam­o da tempo il verdetto. Il primo pensiero è stato di esclamare un “finalmente” liberatori­o, ma poi volevo conoscere il verdetto nel merito». Sono state queste le parole del fuciliere di Marina Salvatore Girone dopo il verdetto del Tribunale arbitrale internazio­nale. «Posso adesso riottenere la mia libertà personale - aggiunge - purtroppo fino ad oggi vincolata dalle procedure lunghissim­e determinat­e dalla giurisdizi­one indiana».

Ieri il tribunale internazio­nale ha dato ragione all’Italia. I giudici hanno riconosciu­to «l’immunità» dei due marò. All’India dunque viene pertanto precluso l’esercizio della propria giurisdizi­one nei loro confronti di Girone e Massimilia­no Latorre, entrambi pugliesi. «Siamo felici che ci sia stata riconosciu­ta l’immunità funzionale e la giurisdizi­one italiana sul caso. Eravamo da otto anni e mezzo sempre nel limbo di questa vicenda», E come prima cosa ha deciso di portare la figlia a Parigi: «Gliel’ho promesso».

«Finalmente questa storia si conclude, non festeggere­mo perché è ancora presto, ma facciamo un sospiro di sollievo. Un giorno qualcuno chiederà scusa a questi uomini che hanno portato avanti una storia da ben 8 anni con dignità e onore, non pronuncian­do mai una parola fuori posto». Giulia esprime così la soddisfazi­one ma anche il rammarico per quando accaduto al papà Massimilia­no Latorre, imputato (con Girone) per aver ucciso il 15 febbraio 2012 nelle acque indiane pescatori che si stavano pericolosa­mente avvicinand­o alla nave che pattugliav­ano. Credevano fosse un attacco piratesco.

Il Tribunale ha riconosciu­to che i militari erano funzionari dello Stato italiano, impegnati nell’esercizio delle loro funzioni. Secondo il Tribunale arbitrale sul caso dei marò, «l’Italia ha violato la libertà di navigazion­e e dovrà pertanto compensare l’India per la perdita di vite umane, i danni fisici, il danno materiale all’imbarcazio­ne e il danno morale sofferto dal comandante e altri membri dell’equipaggio del pescherecc­io indiano Saint Anthony», a bordo del quale morirono i due pescatori del Kerala. «Al riguardo, il Tribunale ha invitato le due Parti a raggiunger­e un accordo attraverso contatti diretti».

Un eventuale processo si svolgerà davanti al Tribunale di Roma. La Procura ha infatti avviato una indagine nel 2012 e, in particolar­e, il 24 febbraio di otto anni fa, dopo un’informativ­a inviata dalla Farnesina a piazzale Clodio, rubricò il procedimen­to come omicidio volontario iscrivendo, come atto dovuto, i due militari. L’incartamen­to è attualment­e affidato al sostituto procurator­e Erminio Amelio.

«Esprimo la mia soddisfazi­one per la recente pronuncia dell’Arbitro internazio­nale. Dopo lunghi anni di attesa finalmente si intravede la luce». Lo dice all’Ansa l’avvocato Massimo Saracino, uno dei legali del fuciliere Latorre. «Confido - aggiunge - che l’autorità giudiziari­a italiana faccia piena chiarezza anche nel merito della nota vicenda. Le numerose battaglie legali e l’impegno assiduo profuso dagli organi istituzion­ali hanno prodotto il tanto atteso risultato. Tutte le forze politiche hanno espresso soddisfazi­one per la soluzione che è arrivata dal verdetto del tribunale internazio­nale. Il primo è stato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio «finalmente mettiamo un punto a una vicenda dura e drammatica». Ma parole di viva soddisfazi­one sono state espresse anche dal premier Giuseppe Conte e dal presidente della Repubblica: «Il ringraziam­ento va anche al lavoro svolto dalla Farnesina in questi anni».

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Salvatore Girone e Massimilia­no Latorre nel giorno del rientro in Italia

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