Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emiliano e Zaia a casa Vespa Brindisi pugliese bipartisan in onore del «Vino d’Italia»
Serata di gala a Manduria con Al Bano, Natuzzi, Melpignano
MANDURIA C’è un vino d’Italia che segna un patto morale e di marketing fra Nord e Sud. È “Terregiunte” ed è l’idea di Bruno Vespa che, come ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia «è andato a cercare l’imperatore dell’Amarone, Sandro Boscaini, il presidente di Agricola Masi».
Masseria Li Reni, a Manduria, è stata per una sera un salotto accogliente in cui si è fatta la storia a suon di battute, saluti declinati con i gomiti e il classico e immancabile scirocco della Puglia. Vespa, in cravatta nonostante il caldo, ha accolto tutti gli ospiti, salutandoli personalmente. Un passo indietro, un po’ sullo stile del cult il Diavolo Veste Prada, nelle vesti del più efficiente dei personal assistent, a distanza utile per ascoltare i suggerimenti, il fidato Salvatore Mero che, all’arrivo degli invitati, si preoccupava di ricordare di chi fossero quei visi sorridenti. Insomma, un grande padrone di casa che con la signora Augusta, in compagnia del cagnolino Zoe, ha unito a Manduria, nella loro bellissima masseria, anche i presidenti delle regioni Puglia e Veneto. «Dobbiamo essere tutti e due prudenti ad esprimerci – ha detto scherzando Michele Emiliano -, se scoprono eventuali intese siamo rovinati tutti e due». Si è rifatto, invece, a Don Sturzo il governatore Zaia che al Bruno nazionale ha detto: «Don Sturzo nel ‘49 diceva io sono italiano, ma federalista impenitente. Dacci una mano Bruno, noi siam federalisti».
Insomma, in un clima di misurata goliardia politica e di gradi sorrisi, sono arrivati gli amici da tutta Italia. Elegante come sempre Antonisia Natuzzi, la moglie del patron dei Divani, Pasquale; scomoda su un tacco vertiginoso ma splendidamente fasciata in un sobrio tailleur rosa Loredana Lecciso, che con Al Bano, è arrivata a Masseria Li Reni per celebrare in questo caso l’amico Bruno ma anche il collega produttore vitivinicolo. È arrivato dal Veneto Roberto Anselmi e dalla Campania Piero Mastroberardino, presidente di Federvini, nonché decima generazione di una delle famiglie italiane più importanti del settore vitivinicolo. C’erano il presidente di Grimaldi Lines, e l’ex forzista Angelino Alfano, e c’erano i pugliesi Angelo Maci e la famiglia Tommasino; c’era la regina dell’hospitality, ovvero Marisa Melpignano con il figlio Aldo, anima e cuore di Borgo Egnazia. E c’era soprattutto il vino, con i suoi padri putativi, i due enologi che hanno reso possibile un blend vincente: Riccardo Cotarella, presidente internazionale di Assoenologi, e Andrea Del Cin, braccio destro di Boscaini. «Un progetto che si fonda su lungimiranza e coraggio» ha detto Cotarella. E parlare di Vino d’Italia è semplicemente la scelta di rispondere a chi all’estero si perde tra le 500 denominazioni italiane. «Con Sandro Boscaini ci siamo chiesti, ma come fai a spiegare ai cinesi tutta questa ricchezza? Così è nato il Vino d’Italia – ha detto Bruno Vespa -, abbiamo unito i prodotti, le uve di due grandi regioni, il Veneto e la Puglia, il primo con la sua grande forza sui mercati internazionali, la seconda con le sue potenzialità straordinarie». E tralasciando per un attimo le vesti del direttore del salotto più importante d’Italia, slacciata ormai la cravatta, rivolgendosi a Giuseppe Cupertino, wine manager di Borgo Egnazia, il produttore vitivinicolo Vespa ha auspicato di trovare il suo vino in carta. «Lo inseriamo tra i pugliesi o tra i veneti» gli ha risposto prontamente l’attento Cupertino.