Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
MA LA CULTURA È UN’ALTRA COSA
Cultura, cos’è la cultura? Un vecchio politico pugliese (non si sa bene a quale proposito), diceva: «La cultura è un’altra cosa». Di certo bocciava una superficialità tutta italiana e quindi tutta meridionale che stava invadendo i luoghi d’arte e di pensiero, inseguendo ore di cosiddetto spettacolo, sulla scia di una televisione mediocre. Ovviamente, con gli anni, la situazione non è migliorata. Anzi, è parecchio peggiorata, perché il settore, gestito dai governi centrali e periferici, ha badato alle clientele, non pesando quasi mai il valore degli artisti e dei loro progetti. Esempi eclatanti sono i “movimenti” di teatri pubblici e film commission.
La pandemia ha messo in ginocchio un mondo debole, invisibile, ritenuto inutile e hobbistico. I “grandi”, più o meno, se la stanno cavando con comparsate televisive e con aiuti, i “piccoli” stanno diventando sempre più piccoli, sorretti da aiuti cervellotici, da terzo mondo. Ovviamente, la Puglia e Bari navigano a vista, come il resto del Paese, pur avendo un patrimonio di professionisti validissimi che comunque hanno un fardello in più: la preferenza tutta made in Sud per l’erba del… lontano, sempre e sicuramente più verde.
Basta leggere il maxi-piano tedesco (si chiama Neustart Kultur), il cui obiettivo «è mantenere in vita l’infrastruttura culturale duramente colpita dal coronavirus». Ecco, in Germania la cultura è un’infrastruttura, non un accessorio per chi ha tempo da perdere. Il maxi-progetto prevede la cifra di oltre un miliardo. Una cifra record per supportare centinaia di migliaia tra musicisti, scrittori, attori, ballerini, scultori, pittori, sceneggiatori, truccatori, fotografi e qualunque altra attività connessa all’industria creativa, che - per la storia - in Germania fattura 160 miliardi l’anno.
Perché tirare in ballo la Germania, se si parla di Puglia? Gli appunti sono indirizzati al governo Conte, ma anche, a livello locale, si ha il dovere di operare bene nel piccolo, magari copiando i dettagli fattibili dei progetti virtuosi degli altri, non elargendo a casaccio fondi agli amici degli amici. Anche perché i fondi che passa il convento sono davvero pochi. E ricordiamoci della definizione sorniona e nel contempo amara di quel vecchio politico: «La cultura è un’altra cosa». E la cultura vera serve per preparare una generazione nuova in grado di darci dirigenti preparati per un Sud competitivo ad ogni livello, che superi il gap con il Nord, nel rispetto dell’identità.