Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I turchi di Yilport rimettono in moto il traffico container
Il terminalista turco ha rimesso in moto il movimento container Superata la crisi da Covid-19, ma si inizia con soli 70 lavoratori
Qualche ora fa in piena notte, dopo cinque anni di assenza, è ripreso il traffico dei container nel porto di Taranto grazie ai turchi di Yilport Holding inc. L’obiettivo è far diventare lo scalo tarantino un importante hub del Mediterraneo. La ripartenza, ritardata dalla pandemia di tre mesi, avverrà per gradi con 70 dipendenti.
Qualche ora fa in piena notte, dopo cinque anni di assenza, è ripreso il traffico dei container nel porto di Taranto. I taiwanesi di Evergreen se li portarono al Pireo nel 2015, il terminalista turco Yilport Holding inc. li ha riportati nel 2020 al molo polisettoriale proteso sul mar Grande. L’obiettivo è far diventare lo scalo tarantino un importante hub del Mediterraneo. La ripartenza, ritardata dalla pandemia di tre mesi, avverrà per gradi. La progressione riguarderà sia la movimentazione marittima sia i livelli di riassunzione dei circa cinquecento lavoratori portuali collocati da cinque anni nella Taranto Port Worker Agency (Tpwa). Il braccio operativo dell’azienda turca è la società San Cataldo Container Terminal (Scct), guidata dalla general manager Raffaella Del Prete con precedenti esperienze al Reefer Terminal di Vado Ligure.
Nel periodo di avvio delle operazioni le portacontainer di Cma Cgm, partner francese al 24 per cento del gruppo turco Yildirim Holding, faranno scalo a Taranto due volte la settimana. Si tratta di navi feeder da 1.100 teus, portano fino a duecento container, inserite nella tratta Turmed che collega Turchia e Tunisia, tramite l’hub di Malta. «Con questa nuova chiamata - annunciò la società Cma Cgm collegherà Italia e Turchia in tre giorni. Le partenze giornaliere dei treni nel porto di Taranto forniranno inoltre un collegamento intermodale rapido ed efficiente verso il centro e nord Italia, in particolare le città di Milano, Piacenza, Bologna, Jesi e Marcianise».
Le navi partiranno dalla Turchia, facendo fermate ad Ambarli, Izmit Gemlik e Aliaga, quindi scaleranno Taranto, si fermeranno all’hub maltese e chiuderanno in Tunisia (Biserta e Sfax). Le problematiche legate al Covid hanno costretto la società a ripensare i programmi originari. Quest’anno erano previsti 350 mila teu, l’anno venturo 600 mila fino, progressivamente, a raggiungere la quota di 2,5 milioni. Il fabbisogno di personale preventivato era di 154 assunzioni iniziali più 31 nel 2021, inclusi impiegati amministrativi, operativi, addetti alla manutenzione, ai magazzini e alla logistica, fino al riassorbimento dei rimanenti 437 nei prossimi quindici anni. Le previsioni sono saltate e sono state al centro, fino a tre giorni fa, del confronto tra il general manager Del Prete e i segretari di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti (De Ponzio, Fiorino e Sasso). Si è trattato di un «lungo dialogo, a volte acceso - è scritto in un comunicato della società San Cataldo container terminal - per definire il piano transitorio utile a garantire il funzionamento del terminal per i primi arrivi delle navi feeder porta-container. Dimostrando senso di responsabilità è stato raggiunto un accordo che garantisce l’inizio delle attività del terminal e l’impiego di oltre 70 lavoratori della Taranto Port Worker Agency».
Quindi, quasi la metà di quanti erano nei programmi iniziali ma che, in ogni caso, rappresentano un nuovo inizio. L’azienda sottolinea, inoltre, «l’impatto positivo sulla comunità locale grazie ai servizi che saranno offerti dal terminal, servizi che potrebbero coinvolgere altri lavoratori e professionalità in carico a Tpwa. Siamo certi di aver aperto la strada a un dialogo lungo e costruttivo, utile a costruire importanti relazioni con il territorio con un graduale ingresso di lavoratori e, nel contempo, implementando e adeguando i servizi offerti dalla Scct».
La società terminalista Scct è concessionaria delle aree demaniali e delle infrastrutture del molo polisettoriale del porto di Taranto per la durata di 49 anni. Anche i programmi di revisione degli impianti ha subito i contraccolpi della pandemia. All’inizio lo sbarco dei container avverrà mediante le gru semoventi su rotaia, in attesa che siano portati a termine le operazioni di revamping sulle gru portuali per le operazioni tra nave e banchina. È probabile che nel periodo settembre-ottobre tutte le installazioni, incluse le palazzine degli uffici, siano pronte. Intanto il primo trimestre del 2020 al porto di Taranto s’è chiuso con un saldo negativo del 7,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Sono stati movimentati 4,31 milioni di tonnellate di merci.
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Raffaella Del Prete Un servizio intermodale rapido per le imprese