Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Per niente Candida
Cara Candida, sono M. e ho 26 anni. A dicembre, è finita la mia storia con un ragazzo con cui sono stata per sette anni e col quale ci siamo sempre appoggiati e sostenuti nelle nostre scelte, che spesso ci hanno portato a stare lontani. Anche durante il 2019 siamo stati distanti per motivi di studio e di lavoro e abbiamo fatto non poca fatica a vederci e a tenerci ogni giorno in contatto. Caratterialmente io sono sempre stata quella che nella coppia ha cercato di incastrare e conciliare mille impegni. A un certo punto, però, ho conosciuto un ragazzo che, noncurante che fossi impegnata, mi ha subito mostrato il suo interesse, ma, avendo io chiarito la situazione, dopo l’iniziale imbarazzo si è instaurata quella che pensavo fosse solo una bella amicizia. Per mesi, la sua frequentazione mi ha fatto stare bene e mi ha fatta sentire come non mi sentivo da tempo: lusingata, amata, apprezzata, coccolata... Inutile dirti che, a causa del mio animo estremamente sensibile, il senso di colpa per questa «felicità» vissuta con un altro uomo ha iniziato a farsi spazio e in estate quando dopo mesi ho rivisto il mio ragazzo, gli ho confessato di aver iniziato ad avere dubbi sulla nostra relazione e sui miei sentimenti, pur non essendo successo nulla con l’altro. Lui si è sentito perso e mi ha chiesto di riprovarci (purtroppo sempre stando lontani) e io ho accettato, cercando di mantenere le distanze dall’altro ragazzo. Per qualche mese ci abbiamo riprovato, ma lo scorso dicembre lui mi ha lasciata, dicendo di avere dubbi sui suoi sentimenti. Io, in un momento di pura incoscienza, decido di lanciarmi in una nuova relazione con l’altro ragazzo che dice di amarmi alla follia e di essere disposto a rispettare i miei tempi senza farmi pressioni...
Ma per un mese e mezzo mi sono sentita sotto pressione e mi sono resa conto di quanto la persona conosciuta l’anno prima non corrispondesse alla stessa conosciuta dopo (o forse sono stata io a essere stata a lungo miope, non lo so). Mi sono sentita incatenata, non più libera di avere i miei spazi, e quando gli ho palesato più di una volta le mie sensazioni rispetto a una situazione diventata per me asfissiante ha reagito molto male (a detta sua, per l’eccessivo amore e per la tremenda paura di perdermi). Insomma, dopo un mese e mezzo, ho deciso di chiudere, temendo di non essere pronta a una nuova storia. Intanto, il mio ex è ritornato e mi ha chiesto di riprovarci, poiché fortemente pentito di avermi lasciata. L’altro, invece, praticamente mi odia e mi accusa di averlo lasciato solo nel momento complicatissimo della pandemia! Non so che fare... Mi rendo conto di avere i sentimenti «in quarantena», in attesa di essere liberati e mi tormento per la mancanza di risolutezza.
M.
Cara M., quando non si è sicuri dei propri sentimenti, niente produce tanto quanto il fare nulla. Quando si è in stato confusionale, stretti fra pressioni diverse – il senso di colpa verso il fidanzato storico, l’insofferenza verso quello più recente – si ragiona pensando a quello che gli altri si aspettano da noi e perdiamo di vista quello che va bene per noi. Si rilassi, si goda l’estate. Sperimenti un terzo fidanzato, eventualmente un quarto. Giusto, per educazione, avvisi i due contendenti che ha bisogno di stare un po’ sola. Vedrà che le risposte arriveranno appena si tira fuori da questa singolar tenzone in cui i due pretendenti sembrano, al contrario di lei, ben concentrati sulle loro esigenze e sui loro desideri. Lei è stata corretta con entrambi e
ha dato a tutti e due le possibilità che meritavano, ora dia una possibilità a se stessa: stacchi, la smetta di arrovellarsi, fare paragoni, farsi domande. Il fidanzato recente mi sembra abbandonabile senza rimpianti, per quello antico si vedrà. Capisco che lei è troppo giovane per sapere che non si può sapere tutto, ma mi creda: nessuno può obbligarla a decidere seduta stante. Sarà il tempo a dirle se il suo primo amore le manca, se vale la pena sopportare la distanza, se vale la pena provare a riprenderselo e magari vincere una fase in cui è lui a essere in dubbio sulla vostra relazione. Sette anni insieme sono decisamente tanti quando si è così giovani. Che ci fosse una crisi era inevitabile. Dai 19 ai 26 anni, crescere in due nella stessa direzione e alla stessa velocità è un miracolo, chi potrebbe pretenderlo? Ma le crisi e le battute di arresto sono momenti benedetti in cui capiamo chi siamo e cosa vogliamo diventare. Lei non è la stessa di sette anni fa o di sette mesi fa, cosa che fra l’altro le auguro, perché, se non si cresce a vent’anni, si è belli che fritti. Si cresce per tentativi, ma tentare è doveroso. A star fermi, s’invecchia e basta, che è un’altra cosa. George Bernard Shaw diceva che «la gioventù è sprecata in mano ai giovani», ma era una provocazione, perché saggi si diventa vivendo. Per cui, da giovani, l’importante non è tanto evitare gli errori, quanto imparare qualcosa da quelli che commettiamo. Il delitto, dunque, è restare immobili per paura di sbagliare. Il consiglio è di svuotare la mente, smettere di rimurginare, sentire quello che le dice la pancia, il cuore, l’istinto. In quel meraviglioso vuoto di pensiero e di razionalità, la mente sarà finalmente pulita e sgombra abbastanza da avere intuizioni geniali. Aggiungo che, in generale, trovo deprecabile che quella che lo sto consigliando sia comunemente detta «pausa di riflessione». In amore, a seguire la razionalità, non si è mai andati in bei posti.