Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Confindustria investirà nel lavoro agile»
Sergio Fontana, presidente dell’associazione pugliese: «Nelle imprese avviata la formazione Si rischia, certo, l’azzeramento della socialità tra i dipendenti. Ma è un’occasione da non perdere»
«Le nostre imprese investono sempre più in formazione per il “lavoro agile”, che non è solo un’opzione legata all’emergenza sanitaria ma una opportunità di cambiamento innovativo per il nostro Paese». Così Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia, sullo «smart working», stadio più evoluto del lavoro a distanza, reso possibile da tecnologie informatiche sempre più mature, definito in Italia dalla l.81/2017 e diventato l’unico modo per sopravvivere per molte imprese in tempi di lockdown.
Le imprese pugliesi erano preparate allo smart working quando è scoppiata l’emergenza?
«A causa della pandemia, tante hanno attivato in poco tempo le leve necessarie per permettere ai propri addetti di lavorare da casa, ricorrendo a un “lavoro agile” emergenziale. Questo è servito a ridurre al minimo i contagi, portando avanti con responsabilità sociale le proprie attività. Non disponiamo di dati ma, dalla nostra percezione, certamente più della metà ha fatto ricorso al lavoro agile».
Insidie per lo smart worker?
«L’azzeramento della socialità con i colleghi e il rischio di non avere orari effettivi di lavoro. È, comunque, un’occasione storica per riflettere su un profondo cambiamento culturale e su una radicale riorganizzazione del lavoro, per migliorarne condizioni e produttività. E magari anche per snellire la pubblica amministrazione».
Il cambiamento è irreversibile?
«Abbiamo sperimentato sistemi flessibili, interconnessi, capaci di mettere in contatto varie persone da diversi luoghi con piattaforme di accesso ai dati. Tornare indietro sarebbe ignorare la lezione impartita dall’emergenza. Dobbiamo andare verso sistemi ibridi, reali e virtuali, adottando regolamentazioni snelle e sviluppando le competenze necessarie».
Può aiutare il Sud a recuperare cervelli in fuga?
«Il rientro di universitari e lavoratori meridionali può certamente giovare al rilancio del Sud. A condizione, però, che si sappia consolidare nel tempo questo fenomeno. Per dare nuovo slancio alle imprese innovative già presenti nel Mezzogiorno, dovremmo cominciare ad attrarre risorse umane con elevata professionalità provenienti anche da altre regioni d’Italia e dall’estero».
Per Confindustria, quanto conta la formazione?
«Siamo da tempo impegnati su questo versante. Gli imprenditori pugliesi sono convinti che per costruire una società smart devono impegnarsi in prima persona in scuole e università. Il nostro impegno si declina su più fronti: formazione imprenditoriale ed economica per la scuola primaria di primo grado, simulazione d’impresa per la scuola primaria di secondo grado, alternanza scuola lavoro, attivazione di nuovi corsi per gli Its in linea con le esigenze d’impresa, dialoghi di cultura del lavoro, cultura dell’apprendistato, tirocini prelaurea e postlaurea, e progetti di promozione delle materie Stem».