Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Petruzzelli, Garibaldi torna alla carica
Uno degli eredi si rivolge a Conte: «Sull’esproprio del teatro si ripristini la verità»
Francesco Garibaldi, uno degli eredi proprietari del teatro Petruzzelli di Bari, torna alla carica chiedendo un incontro al premier Giuseppe Conte. LA richiesta nasce all’indomani delle dichiarazioni rilasciate dal ministro Boccia sull’esproprio che il governo Prodi decise nel lontano 2006. Il ministro replica: «Pronto al massimo confronto». Per Garibaldi le dichiarazioni del ministro sono «gravi perché confessa gli errori fatti in quel procedimento».
BARI La richiesta di un incontro al premier Giuseppe Conte «affinché si adoperi a garantire il rispetto dei diritti e della legalità in questa vicenda». «Tutto quello che è stato detto dal suo ministro viene smentito dai fatti e da una montagna di documenti. E la sua confessione pone interrogativi inquietanti sui cui occorre fare chiarezza». Sul Petruzzelli di Bari si rialza il sipario delle polemiche. Dell’infinita telenovela giudiziaria legata alla proprietà. A tirare le corde uno degli eredi del politeama, Francesco Garibaldi, dopo le dichiarazioni di qualche settimana fa del ministro agli Affari Regionali, Francesco Boccia, e relative all’esproprio fatto dal governo Prodi nel 2006 e poi cancellato due anni dopo dalla Corte Costituzionale. «Proprio dal palco del teatro, ai primi di settembre, durante gli Stati Generali della Cgil – spiega Garibaldi convocando la stampa davanti al politeama – il ministro Boccia ha apertamente confessato che con l’esproprio del Petruzzelli (in realtà il ministro parla erroneamente di confisca, ndr) “facemmo una cosa che non si poteva fare, una cosa un po’ troppo forte e forzando le regole per farne di nuove”». «È grave e sconcertante – sottolinea Garibaldi, ricordato dalle cronache cittadine per l’occupazione del teatro con lo striscione ‘Bullismo di Stato’ – che un ministro della Repubblica venga dopo quattordici anni a confessare di aver violato le regole. Ci appelliamo per questo a Conte».
Dichiarazioni che riavvolgono il nastro del travagliato iter che ha portato alla ricostruzione del teatro, divorato dalle fiamme nell’ottobre 1991, riaperto alla città diciotto anni dopo e gestito da una Fondazione. «Boccia ha dichiarato che non si riuscivano a trovare soldi pubblici per ricostruire il teatro – dice ancora Garibaldi – ma non è vero. Nel 2002 il protocollo d’intesa siglato tra lo Stato e i privati indicava chiaramente la strada prevedendo anche un canone annuo ai proprietari, mai corrisposto. Senza dimenticare che l’esproprio prima e la gara d’appalto dei lavori poi hanno cambiato le cose, tanto che l’aumento del 150 per cento dei costi di recupero del bene sono diventati un pretesto per addossarli alla famiglia e per pensare di appropriarsi del teatro attraverso un’azione di autotutela da parte del Comune di Bari».
«E perché Boccia (nel 2006 lasciò l’incarico di assessore comunale al Bilancio nella prima giunta Emiliano per passare al Dipartimento Economico di Palazzo Chigi, ndr) parla solo ora? Alla luce di queste dichiarazioni avremmo già fatto un’azione giudiziaria, ma quattordici anni dopo se ci fosse un reato sarebbe già prescritto» avverte Garibaldi ricordando «i vari giudizi ancora in corso» nelle aule dei tribunali.
A stretto giro arriva la replica del ministro che tramite il suo staff fa sapere di essere «sempre pronto e disponibile a qualsiasi confronto». «Confermo sul piano politico ogni parola detta agli Stati Generali della Cgil – fa sapere - nel 2006 facemmo quello che i politici di allora non erano stati in grado di fare, non volevano fare o non avevano volontà di farlo, nascondendosi dietro al fatto che non si potesse fare. A causa della negligenza di proprietà e gestori di allora, il teatro non coperto da adeguate misure assicurative era rimasto un rudere per oltre 15 anni. Lo Stato non poteva ‘regalare’ risorse pubbliche a famiglie o a strutture private e l’intervento fu inevitabile. Se non avessimo fatto così il Petruzzelli non sarebbe mai stato più ristrutturato e ancora oggi sarebbe un rudere».
La replica Boccia: «Nel 2006 facemmo quello che i politici di allora non erano stati in grado in alcun modo di fare»